L’inquinamento non conosce confini amministrativi. È questa la convinzione che si sta facendo strada nell’Alto Vicentino, territorio alle prese con inchieste giudiziarie sugli scavi della Pedemontana Veneta e sulla presenza di Pfba finiti nelle discariche. A questo quadro già critico si aggiunge il progetto Silva, discusso piano industriale previsto a Montecchio Precalcino per il trattamento di rifiuti ospedalieri, che sta allarmando comitati e cittadini per il possibile impatto sulle falde acquifere da cui dipendono anche gli acquedotti di Padova e Vicenza. Da qui l’appello al neo governatore Stefani: “a differenza di Zaia, faccia dei Pfas una priorità assoluta. La tutela dell’acqua non ammette compromessi: la protezione dei cittadini viene prima di tutto”.
Comitati uniti contro il progetto Silva
A battagliare, uniti, il Comitato Tuteliamo la Salute e Covepa. Quest’ultima, ha scritto alla giunta comunale di Padova invitandola, qualora la conferenza dei servizi dovesse autorizzare il potenziamento dell’impianto Silva Srl, a valutare “ogni possibile azione legale”, inclusa l’impugnazione del provvedimento davanti alla giustizia amministrativa. Il Tar, quindi, eventualmente come ultima leva per bloccare un progetto che verrebbe impiantato su un’area “La tutela dell’acqua potabile e della salute collettiva- ha dichiarato il vicepresidente di Covepa, Follesa, in un dibattito pubblico lo scorso 19 dicembre-deve essere una priorità assoluta e richiede attenzione immediata e responsabilità istituzionale”.
L’attenzione sui pozzi di Novoledo, Dueville e Villaverla
Sul tema si è espresso anche il Comitato Tuteliamo la Salute, da sempre in prima linea per il progetto Silva, che attraverso i propri canali social ha condiviso le preoccupazioni del Covepa riguardo alla contaminazione da Pfba riconducibile alla Pedemontana Veneta, alla quale potrebbe aggiungersi l’insediamento dell’impianto Silva. Ora, i due comitati guardano a Padova. Sperando che chi amministra la città si ponga la questione del come tutelare l’acqua che garantisce ai propri cittadini, perché lì arriva proprio proprio dai pozzi di Novoledo, tra Dueville e Villaverla. “Ci auguriamo che l’amministrazione di Padova si impegni per contrastare il progetto di Silva, nel caso in cui la conferenza dei servizi desse parere favorevole nella riunione di gennaio”, afferma il Comitato Tuteliamo la Salute.

Il tema è stato al centro anche di una partecipata assemblea pubblica svoltasi venerdì 19 dicembre a Selvazzano Dentro, organizzata dal coordinamento Onda, con la presenza del Comitato Tuteliamo la Salute. La serata, molto affollata, ha affrontato i rischi per la risorsa idrica, in particolare quelli legati alla contaminazione da PFAS proveniente dalla Pedemontana Veneta e alla possibile autorizzazione dell’impianto Silva. Durante l’incontro è stato ricordato come l’acqua che arriva, tra gli altri, a Padova, Abano Terme e Piove di Sacco provenga dai pozzi di Novoledo, tra Dueville e Villaverla. A guidare la conferenza sono stati Marina Lecis, consulente ambientale, e Vincenzo Cordiano, presidente di Isde Veneto, che hanno illustrato i rischi attuali e futuri per la qualità dell’acqua. Un punto chiave emerso è che la distanza geografica dalle fonti di inquinamento non equivale a una distanza dal problema: l’inquinamento, hanno ribadito i relatori, non conosce confini amministrativi. Numerosa anche la presenza di avvocati, tra cui Giorgio Destro ed Edoardo Bortolotto, segnale di un possibile futuro ricorso agli strumenti del diritto ambientale per la tutela dei cittadini e del territorio.
La contaminazione e il nodo ex Safond
La consulente ambientale Marina Lecis ha puntato l’attenzione sui dati. “Questa nuova contaminazione l’abbiamo appresa dai giornali” ha spiegato: “all’improvviso ci viene detto che i Pfba provengono dalla Pedemontana, perché durante la realizzazione delle gallerie le terre di scavo sono state conferite in discarica, soprattutto a Montecchio Precalcino, Malo e Thiene”. Netta la sua posizione sull’area dell’ex Safond, indicata come sede dell’impianto: Lecis si è detta contraria al progetto, ricordando che «si tratterebbe di gestire circa 32 mila tonnellate l’anno di rifiuti ospedalieri in un’area strategica per l’approvvigionamento idrico, a pochissima distanza dalla linea delle risorgive tra alta e bassa pianura, dal Bosco delle Risorgive del Bacchiglione di Dueville e dall’Oasi naturalistica di Villaverla”.
P.V.
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