Una semplice partita a pallone tra amici si è trasformata in un caso che ha acceso il dibattito a livello locale e internazionale. È successo lo scorso 12 settembre a Murano, dove un gruppo di 14 ragazzini tra i 12 e i 13 anni è stato sorpreso a giocare a calcio in piazza Pino Signoretto. A seguito della segnalazione di un residente infastidito da rumori e urla, i carabinieri sono intervenuti, identificando i giovani e comminando una multa di 50 euro ai rispettivi genitori, convocati in caserma lo stesso giorno.
La sanzione, basata sul Regolamento di polizia urbana del Comune di Venezia che vieta i giochi pericolosi o molesti negli spazi pubblici, ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato chi difende l’intervento delle forze dell’ordine, sottolineando la necessità di tutelare la sicurezza e il rispetto delle regole nei luoghi pubblici. Dall’altro, numerosi cittadini, genitori e persino figure pubbliche – come il parroco del quartiere e il maestro vetraio Giancarlo Signoretto – denunciano un eccesso di zelo, evidenziando la mancanza di spazi per i più giovani e lodando il fatto che i ragazzi abbiano scelto il gioco all’aperto al posto dello smartphone. La notizia è rimbalzata anche sulla stampa britannica, spaccando l’opinione pubblica tra chi ritiene le sanzioni un deterrente utile e chi invece le vede come un segnale di una società sempre meno tollerante verso l’infanzia.
Il comandante della polizia locale, Marco Agostini, su diversi media veneti, ha spiegato che si tratta di un episodio non isolato: “Ai ragazzi era già stato chiesto più volte di spostarsi. Una pallonata di un quattordicenne può fare male davvero, non si tratta di bambini piccoli”.
Ma dov’è il limite tra il diritto al gioco e la tutela della quiete pubblica? È giusto multare i genitori per un comportamento non violento dei figli? O dovremmo invece interrogarci su come riconciliare le esigenze di convivenza urbana con il bisogno dei giovani di socializzare all’aperto?
La discussione resta aperta.
di redazione AltovicentinOnline
