Nel Paese in cui la giustizia dovrebbe essere un pilastro dello Stato di diritto, in Veneto si procede invece a tentoni, tra fascicoli accumulati, udienze rinviate e un personale sempre più stremato. E l’apertura di nuovi tribunali rischia di essere solo un’illusione elettorale, costruita sulle macerie di un sistema che grida aiuto.
La decisione del governo Meloni di riaprire il Tribunale della Pedemontana ha riacceso la polemica tra magistrati, avvocati e operatori del diritto. Una mossa giudicata da molti «incomprensibile» se non addirittura «surreale», considerando che i tribunali del Veneto stanno affondando sotto il peso di una cronica e gravissima carenza di personale, sia togato che amministrativo.
A stroncare la scelta è stata l’Associazione nazionale magistrati (Anm), che ha parlato apertamente di «spreco di risorse», sottolineando come il sistema giudiziario regionale stia già lottando per sopravvivere. «Se il tribunale di Belluno ha una scopertura media vicina al 50% e la Corte d’Appello del 41,4%, ha senso aprire nuovi uffici giudiziari quando non riusciamo nemmeno a far funzionare quelli attuali?», si chiedeva a gennaio l’allora presidente della Corte d’Appello di Venezia, Carlo Citterio, oggi in pensione e ancora senza sostituto.
I numeri, impietosi, raccontano di un sistema vicino al collasso. I magistrati in servizio in tutto il Veneto sono circa 500, ma i posti vacanti sono 95, con una scopertura del 19%. E la situazione è persino peggiore tra il personale amministrativo: alla fine del 2024, la media della scopertura a tempo indeterminato è salita dal 31,6% al 37,4%, con punte che sfiorano il 50%. Secondo il Corriere del Veneto, al Tribunale di Vicenza è del 43,7%.
Un’emergenza che non risparmia neppure la magistratura. Manca completamente la “pianta organica flessibile”: otto magistrati che dovrebbero servire a coprire scoperture temporanee o situazioni eccezionali, ad esempio per maternità. «La tutela del diritto alla maternità non sarà mai effettiva se non diventerà una condizione fisiologica, coperta da sostituzioni reali», aveva detto con lucidità lo stesso Citterio.
A fronte di questi numeri, la riapertura del tribunale della Pedemontana appare a molti come un lusso che la giustizia veneta non può permettersi. «Non siamo contrari per principio all’istituzione di nuovi tribunali», spiega Federica Santinon, consigliere nazionale forense del distretto di Venezia, «ma è assurdo pensare di espandere il sistema quando non si è nemmeno in grado di mantenerlo in piedi. Così si rischia solo di rallentare ancora di più una macchina già vicina al blocco».
Nel Paese in cui la giustizia dovrebbe essere un pilastro dello Stato di diritto, in Veneto si procede invece a tentoni, tra fascicoli accumulati, udienze rinviate e un personale sempre più stremato. E l’apertura di nuovi tribunali rischia di essere solo un’illusione elettorale, costruita sulle macerie di un sistema che grida aiuto.
