Un dispositivo GPS nascosto sull’auto aziendale ha segnato l’inizio del suo licenziamento. Ma per il giudice è stata una violazione della privacy e della dignità del lavoratore: il controllo era illegittimo e le prove raccolte non possono essere utilizzate. Ora l’uomo, un 46enne dipendente della Coop Alleanza 3.0, dovrà essere reintegrato e risarcito.

Protagonista della vicenda un 46enne residente a Venezia, dipendente di Coop Alleanza 3.0 dal 2009 e impiegato presso la sede di Mestre. Nell’aprile 2024, l’uomo aveva richiesto i permessi della Legge 104 per assistere l’anziana madre. L’azienda, sospettando un uso improprio di quei permessi, aveva incaricato un’agenzia investigativa, che installò un dispositivo GPS sulla sua auto aziendale.

Secondo quanto raccolto, i rilevamenti del GPS dimostrerebbero che il dipendente, nei giorni 28 maggio, 4 e 5 giugno, durante un’ora di permesso, non si sarebbe recato a casa della madre. Sulla base di queste risultanze, il 3 luglio 2024 è stato licenziato per giusta causa.

Il giudice: “Nessun fondato sospetto, violata la dignità del lavoratore”

La sentenza, firmata dal giudice del lavoro Margherita Bortolaso, ha però accolto il ricorso del dipendente, annullando il licenziamento. Secondo il tribunale, il controllo mediante GPS è da considerarsi illegittimo e inutilizzabile, in quanto effettuato senza un fondato sospetto di abuso, requisito necessario secondo la giurisprudenza consolidata.

Richiamando una sentenza della Corte del 2021, la giudice ha affermato che “in nessun caso può essere giustificato l’annullamento delle garanzie di dignità e riservatezza del lavoratore”.

Inoltre, è stato accertato che l’uomo stava effettivamente utilizzando i permessi in modo conforme: nelle ore contestate, stava eseguendo nella propria abitazione alcuni lavori per migliorare la sicurezza dell’ambiente domestico della madre, come l’installazione di una grata e di una struttura per agevolare la sorella disabile su sedia a rotelle.

Reintegro immediato e risarcimento

Il tribunale ha disposto il reintegro immediato del lavoratore e la corresponsione degli stipendi arretrati dal giorno del licenziamento fino alla data di effettivo rientro in servizio, oltre al rimborso delle spese legali per 7.000 euro.

Il dipendente è stato assistito dall’avvocata Dominga Graziani Tota.

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