(Redazionale) Volano gli affari di Dino Cattelan e al MAV, Festival dell’Alto Vicentino, fiera dell’artigianato svoltasi dal 19 al 22 ottobre a Marano Vicentino, conferma il suo successo. Un uomo pratico, osservatore, visionario, dalle idee chiare che non si lascia intimorire da niente e nessuno grazie al suo passato che lo ha fortificato e forgiato come grande instancabile lavoratore. Imprenditore versatile e creativo, ha formato la sua azienda con solide basi, investendo molto su ricerca e sviluppo. Leader nel settore grazie al suo modo di concepire il mondo senza filtri e senza schemi. La creazione infatti dei suoi prodotti deriva dall’analisi e osservazione della realtà di tutti i giorni. Di fronte alla presenza di problematiche e difficoltà, con intelligenza e originalità, da vita a soluzioni valide alla portata di tutti. Durante i tre giorni di fiera Cattelan ha dimostrato ancora una volta di essere un imprenditore formato dalla vita e molto apprezzato: “Ringrazio gli organizzatori, in particolare il presidente Nereo Dalla Vecchia per la disponibilità” ha dichiarato Dino Cattelan. Una vita la sua intensa e vissuta apprendendo il più possibile da ciò che accadeva lungo il percorso. “Ho iniziato a lavorare a 13 anni come becchino, scavavo le fosse a mano. Se oggi sono quello che sono, lo devo prima di tutto a chi da piccolo mi trattava male e mi buttava dai maiali. Per potermi difendere ho preso il mio primo brevetto da pugile a 12 anni. Ho imparato ad essere più forte, ho acquisito sicurezza. Quando a 15 anni ero in giro per l’Italia per lavoro, ero un ragazzo che si faceva rispettare, che non aveva timore di niente. Ricordo le file di legna da mettere a posto quando i miei compagni invece si trovavano per stare insieme, non piangevo ma sentivo le lacrime che scendevano lungo il viso. Questo mi ha dato però la forza di non aver paura di nessuno. Ogni giorno mi occupavo di passare i fili di quattro appartamenti, comprese le luci delle scale, con la gru. Ho sempre lavorato molto”.

Un carattere deciso quello di ‘Bube’, soprannome affibbiatogli in gioventù da chi lo conosce da più di 50 anni, che si riflette sulla sua professionalità, determinato a portare avanti i suoi obiettivi. Disponibile con i suoi ragazzi, tiene molto alla loro formazione e li spinge ad imparare dalle avversità che si presentano: “Nessuno insegna ai lavoratori a portare la scala. I miei sanno tutti portarla con un dito, sanno muoversi in modo veloce in un capannone”. La sua passione per i maialini in ceramica e legno, che da sempre colleziona di ogni dimensione, deriva dalle cicatrici del suo passato che lo hanno portato alla rivalsa e alla voglia di dimostrare quanto vale. Pensando ai giovani d’oggi, il suo consiglio è quello di lasciare che cadano il più possibile per imparare a rialzarsi da soli: “Oggi ai figli si tende a dare troppo, talvolta ancor prima che aprano bocca. Secondo me più gli dai più male gli fai. Devono imparare ad arrangiarsi, a cadere e rialzarsi, a combattere, a ragionare. La scuola? Aggiungerei come materia principale ‘il bosco’: ogni studente dovrebbe avere un’area di bosco, 100mq di territorio da curare, gestire, coltivare, tenere in ordine con tanto di animali. La materia principale dovrebbe essere questa, se il tuo spazio è sufficiente passi l’anno altrimenti no. La manualità di questi ragazzi di oggi è zero, non sanno gestire le situazioni pratiche, non sanno affrontare le difficoltà, gli dà fastidio fare fatica. Manca una materia che insegni loro ad essere presenti tutti i giorni, costanti, veloci, altrimenti il raccolto muore. Poi, la scuola aiuta fino ad un certo punto, è la vita che fa scuola”.

Laura San Brunone

Bube

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