Il dibattito è rovente ormai da mesi, ma ora il livello di guardia sembra raggiunto con il grido d’allarme di chi vuole avvisare i cittadini veneti che esiste un grosso rischio che si resti senza medici di base. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la delibera che bandisce 60 nuovi posti nell’ambito del corso triennale fino al 2021, per la formazione in medicina generale. Un aumento di 10 professionisti rispetto all’anno scorso, ma irrisorio a fronte di ben 1572 uscite nei prossimi 9 anni. Insomma, per Giovanni Leoni, presidente dell’ordine dei medici , che parla anche a nome del sindacato Cimo , si tratta di un numero quasi ridicolo che mai riuscirà a fronteggiare l’emorragia in corso da anni.
Il fabbisogno regionale sarebbe di almeno 100 al momento. Con l’ occhio al futuro, il rischio è che 1250 mila veneti rimangano senza medico di base.
Secondo la denuncia dei camici bianchi, inoltre, il Veneto sarebbe stato sacrificato rispetto ad altre realtà del Nord, con la Lombardia che potrà contare su 65 dottori in più, Emilia e Toscana 20.
Il governatore Luca Zaia, nei giorni scorsi, ha inviato una lettera al ministro della Sanità per portare alla luce di Roma la necessità di fare fronte ai vuoti che si stanno registrando in alcuni comparti e di aumentare i posti nelle scuole di specializzazione.
L’importanza del medico di base
In Veneto il 20% dei cittadini già oggi riceve le cure primarie sul territorio grazie a una assistenza congiunta di medico di famiglia, infermiere e collaboratore di studio. Questa integrazione tra diverse figure professionali che lavorano insieme, collaborando con i medici specialisti, può risultare vincente per rispondere ai bisogni di salute di una popolazione nella quale la prevalenza di persone anziane con malattie croniche è in costante aumento.
di Redazione AltovicentinOnline