“Alzheimer: tutti sanno cosa significa, tutti prima o poi ci hanno a che fare, direttamente o indirettamente. Ritengo che questa malattia soffra delle nostre carenze su servizi domiciliari e territorialità, assistenza clinica e integrazione socio-sanitaria. Più di altre, è una forma di fragilità che tocca da vicino alcune delle debolezze del nostro sistema”. La considerazione è di Giovanni Bissoni, esperto in programmazione sanitaria e, per 15 anni – dal 1995 al 2010 -, assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna, tra i relatori di “Comunità, domiciliarità, servizi socio-sanitari territoriali per le persone con l’Alzheimer”, uno degli incontri organizzati dalla Fondazione Maratona Alzheimer con l’obiettivo di approfondire i contesti nei quali collocare le azioni delle associazioni, dei volontari e delle famiglie delle persone con demenza.

“Al servizio sanitario territoriale mancano risorse professionali, investimenti strutturali, adeguata integrazione sociale e sanitaria. I bisogni clinici andrebbero sempre integrati con lo status socio-familiare, ma così non avviene. Va segnalata anche la difficoltà di mettere assieme team multidisciplinari, conseguenza della faticosa collaborazione tra discipline e professionisti. È necessario ripensare i servizi e investire, a partire dalla formazione”. Secondo Bissoni, “la formazione dei medici di medicina generale è il percorso più debole: si tratta di un corso fuori dai percorsi universitari”. Come intervenire, allora? “Rafforzando quel corso e portandolo al pari altri, individuando un piano di studi che, soprattutto negli ultimi anni, valorizzi l’esperienza e la conoscenza dei e sui territori”.

Agenzia Dire

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