«I dati si aggiornano di ora in ora, crescono a dismisura, e dimostrano apertamente come potrebbe prospettarsi, dai qui ai prossimi mesi, un vero e proprio esodo di operatori sanitari verso il Medio Oriente. 

Le notizie delle ultime ore, che ci arrivano attraverso  dal nostro contatto diretto con agenzie internazionali specializzate nel reclutamento di personale sanitario, e confermate anche dallo zelante lavoro del Prof. Foad Aodi, Presidente Amsi, Associazione Medici di Origine straniera in Italia, evidenziano apertamente come sono salite adesso a 550 le disponibilità di massima a partire, da qui alle prossime settimane, da parte di professionisti, in particolare provenienti da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Attenzione, sia chiaro, disponibilità non vuol dire certezza di partire, ma nell’esatto momento in cui vengono prospettate condizioni di lavoro come quelle che stiamo per elencarvi, e che includono anche il supporto per l’integrazione della famiglia del professionista nella nuova realtà socio-culturale, diventa davvero difficile dire di no.

Ci segnalano che, oltre alle allettanti proposte provenienti dall’Arabia Saudita, anche mete come Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, stanno diventando il centro dell’interesse degli operatori sanitari europei, in particolare presso realtà come il Cleveland Hospital, e l’NMC, strutture private all’avanguardia dove cercano in medici e infermieri specializzati, in particolare con esperienze pregresse per pronto soccorso, chirurgia generale, pediatria e sala operatoria, nonché con anni di esperienza nel settore della chirurgia estetica, micromondo sempre più all’avanguardia in Medioriente, dove gli stipendi dei professionisti lievitano ulteriormente».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Di fronte alle tante richieste che giungono da parte di colleghi italiani, dopo aver parlato con il Prof. Aodi, Presidente Amsi, Associazione Medici di Origine straniera in Italia, che ci ha illustrato il dettagliato quadro della situazione, e dopo aver preso contatto con agenzie specializzate in Europa, sto per recarmi ad Abu Dhabi per approfondire personalmente questo delicato e cruciale fenomeno.

Con certezza, tra i professionisti europei, mi viene confermato che gli italiani sono i più richiesti, e non solo per la loro brillante formazione di base e le loro competenze, ma soprattutto per quelle qualità umane, per quel carisma che, mi dicono, li fa addirittura preferire ai colleghi tedeschi e francesi.

Dalle nostre prime verifiche emerge che è tutto vero: in questo momento ci sono numerose posizioni aperte , nell’ambito di svariati setting specialistici, che mettono a disposizione uno stipendio base 3400 euro al mese netti, non un euro di meno, addirittura esentasse per un infermiere italiano negli Emirati Arabi, con alloggio pagato, e benefit  extra, due viaggi pagati per l’Italia e un supporto notevole per l’eventuale integrazione sociale di moglie e figli. Dai 3400 euro netti si può arrivare anche fino a 6mila euro mensili.

Inutile nasconderci, continua De Palma. Siamo di fronte a quella che in Italia, oggi, con poco più di 1400/1500  euro al mese, turni massacranti, carenza di personale e violenze giornaliere con cui fare i conti, appare a molti come una triste realtà da cui non resta che fuggire a gambe levate.

Quanto sta accadendo ci racconta che non si tratta più solo di una questione economica, ma ai nostri professionisti vengono offerte prospettive di vita incredibilmente affascinanti, con la possibilità , non di poco conto, per chi ha famiglia, di offrire ai propri figli un futuro con maggiori certezze.

Inutile nasconderci, la geografia della sanità mondiale è mutata: i paesi del Medioriente investono circa il 10% del proprio Pil nella sanità, ed il gap con nazioni come le nostre, organizzativamente parlando, rischia di diventare, quindi, incolmabile.

E’ triste, e lascia decisamente l’amaro in bocca, dover constatare che l’Italia continua a formare le migliori eccellenze nel mondo sanitario per poi lasciarsele sfuggire e decidere, incredibilmente, di rimpiazzarle, come intendono fare dal Ministero della Salute , con professionisti provenienti dall’estero che non possiedono la nostra stessa formazione», conclude De Palma.

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