“È evidente che prima del conflitto in Ucraina, si parlava anche troppo della pandemia. Eravamo in una fase di calo della quarta ondata, con le vaccinazioni che crescevano, eppure tutti i talk show portavano avanti dibattiti anche stucchevoli sul tema, rispetto alla reale rilevanza della pandemia. Poi si è spento l’interruttore ed è arrivata la guerra, che ha preso il predominio dell’informazione pubblica. Questo ha comportato che, della pandemia, per due o tre settimane se ne è parlato troppo poco o quasi nulla. Tutto questo mentre si verificavano due fenomeni, purtroppo, rilevanti: il primo è che la campagna vaccinale si è sostanzialmente fermata; il secondo è che il virus ha ripreso a correre”. Lo ha dichiarato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, intervenuto su Radio Cusano Campus.
“In questa situazione, tra la fine dello stato di emergenza e il virus che continua su livelli importanti – ha aggiunto – è necessario mantenere alcuni elementi principali. Anzitutto, bisogna continuare a vaccinarsi, e fare terze dosi e quarte dosi per i soggetti più fragili – e devo denunciare ancora il ritardo su questo, con vaccinazioni ferme al 7% o 9% sul totale di questi soggetti. In secondo luogo, è necessario ricordare che il virus è estremamente contagioso e, quindi, al chiuso le mascherine vanno ancora portate. Il virus c’è ancora e dobbiamo farci i conti, queste regole sono piccoli fastidi che, però, dobbiamo continuare a sopportare perché è proprio grazie ad essi se potremo riprendere la vita di primavaccini”.
Gimbe: ‘Smettendo di parlare di Covid sono crollati i vaccini’
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