Questa amministrazione ha costantemente aumentato negli ultimi cinque anni le risorse regionali dedicate ai servizi residenziali per i non autosufficienti, puntando al riequilibrio tra i diversi territori provinciali. Rispetto al 2015, abbiamo aumentato le risorse per impegnative di residenzialità (vale a dire posti nelle strutture residenziali con retta sanitaria a carico della Regione) di 32 milioni di euro, corrispondenti a 1795 posti in più, ossia a 15 residenze assistite da 120 posti ciascuno”. Così l’assessore alla sanità e al sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin replica al dottor Stefano Biasioli, primario ospedaliero in pensione, che dalle colonne di un quotidiano nazionale sostiene che la sanità veneta si sia dimenticata degli anziani.

Il fondo per l’assistenza alle persone non autosufficienti in Veneto quest’anno è stato ulteriormente aumentato di 13 milioni di euro – ricorda l’assessore Lanzarin – per incrementare il numero di impegnative di residenzialità per gli anziani nelle case di riposo in modo da accorciare le liste di attesa per l’inserimento in strutture residenziali, case di riposo, case famiglia, centri diurni”.

E il bilancio di previsione per il 2020 prevede un ulteriore aumento di 38 milioni di euro rispetto all’esercizio attuale, da investire soprattutto nei servizi residenziali accreditati per la terza e la quarta età. Complessivamente le 366 strutture residenziali accreditate in Veneto accolgono ogni anno circa 48 mila persone over 65 per almeno un giorno”, aggiunge l’assessore.

Ma quella residenziale e semiresidenziale non è l’unica risposta che la Regione Veneto dà ai bisogni di una popolazione sempre più anziana – prosegue Lanzarin – Oltre ad investire sulle strutture residenziali, per migliorarne capacità e qualità di accoglienza, il nuovo piano sociosanitario del Veneto mette al centro dell’attenzione dei servizi il problema degli anziani soli, dei malati cronici e con più patologie avviando un apposito progetto sperimentale con i Comuni per monitorare chi vive solo e potenziando alcune scelte che il Veneto ha intrapreso da anni: dalle medicine di gruppo per facilitare l’accesso ai servizi del medico di base ai centri sollievo che assistono 2 mila persone con decadimento cognitivo grazie all’aiuto di 1800 volontari; dagli assegni di domiciliarità per chi è assistito a casa da familiari o badanti (che impegnano 108 milioni del bilancio regionale), ai servizi di trasporto sociale per accompagnare ad uffici e centri terapeutici anziani e persone sole, utilizzati da oltre 7 mila anziani l’anno per un totale di 700 mila chilometri percorsi; dal registro delle assistenti familiari per aiutare le famiglie a trovare ‘badanti’ qualificate, ai nuovi progetti per favorire l’invecchiamento attivo e contrastare solitudine, isolamento sociale e carenza di reti familiari. Ricordo, a questo proposito, che il Veneto è una delle poche regioni in Italia ad essersi dotata di una legge per promuovere l’’invecchiamento attivo’ e a mettere a bilancio ogni anno un milione di euro per sostenere progetti e iniziative che valorizzino il tempo ‘liberato’ della terza età in termini di benessere personale e di aiuto comunitario. Tra pochi anni un quarto della popolazione del Veneto avrà superato la soglia dei 65 anni: avere una buona qualità di vita, relazioni e interessi, aiuta ad invecchiare meglio, a conservare salute e abilità, e a continuare ad essere una risorsa per i più giovani e per l’intera comunità”.

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