In questa fase storica “la società è come un Robinson Crusoe e l’infanzia è il nostro ‘Venerdì'”. Ma ci sono anche una “rotta” e una “scialuppa di salvataggio” per uscire dalla emergenze che stiamo vivendo, come la povertà educativa (certificata anche da un sondaggio dell’Istituto Piepoli) e la crisi bellica e quella energetica. A proporle è la Fondazione Reggio Children, che al centro Malaguzzi di Reggio Emilia lancia la “carta per un’educazione di qualità”, riportata al centro come una sfida globale. “Siamo di fronte a cambiamenti epocali- ribadisce la presidente della Fondazione Carla Rinaldi e l’educazione è la risposta”. Nel documento, che affonda le radici nell’esperienza pedagogica di Reggio Emilia e nei progetti di ricerca e solidarietà attivati dalla Fondazione nei suoi 10 anni di vita, si propone quindi di ripartire da una piattaforma di valori che si sviluppano nel rapporto con l’infanzia la quale, continua Rinaldi, “è il Dna dell’umanità”. E quindi, “non rappresenta una fase di passaggio, ma esprime una cultura della vita che anche gli adulti devono fare propria e conservare sempre”. La lunga tradizione in campo educativo della città del Tricolore viene sottolineata anche dal sindaco Luca Vecchi, ricordando come la prima scuola dell’infanzia reggiana fu realizzata con il ricavato dei pezzi (800.000 lire) di un carro armato smantellato. E tuttavia secondo il sindaco, che è anche delegato al Welfare per l’Anci nazionale, “la cultura dell’infanzia non è ancora profondamente radicata nel nostro Paese”. Infatti, “non bastano solo mura e ambienti accoglienti, bisogna rilanciare una cultura per iniziare una nuova stagione di espansione dei diritti sociali”.
Lo “dico- conclude Vecchi appena rientrato da una missione istituzionale in Sud Africa- perché a Pemba, dove l’aspettativa di vita è di 45 anni, abbiamo visto bambini giocare scalzi su strade senza l’asfalto. Lì creare una scuola, come abbiamo iniziato a fare, vuol dire salvare delle vite e creare opportunità”. Romano Sassatelli, presidente della Fondazione Pietro Manodori (fondatore del primo asilo pubblico di Reggio per i non abbienti nel 1860) sottolinea: “L’attenzione all’educazione è per noi uno degli obiettivi prioritari: aderiamo al fondo per la lotta alla povertà educativa lanciato da Acri (l’associazione delle fondazioni di origine bancaria) e anche al recente fondo nazionale per la “Repubblica digitale”. Continua Sassatelli: “Il senso è quello della comunità educante, nessuno si educa da solo, ma tutti ci educhiamo attraverso la relazione positiva di tutte le parti della società che contribuiscono alla crescita dell’individuo ed è quello che cerchiamo di fare nella nostra azione quotidiana”. Filippo Rodriguez, consigliere delegato di Enel Cuore Onlus racconta del progetto “Fare Scuola”, nato nel 2015 che ha riqualificato gli spazi di 92 scuole a beneficio di 12.000 studenti in sette anni.
“Questo- spiega Rodriguez- li ha resi anche luoghi di socializzazione e di nuove forme di educazione e improntati alla cultura della bellezza”.
Arianna Saulini Advocacy Manager di Save the Children spiega: “Con Fondazione Reggio Children condividiamo l’idea che l’educazione dell’infanzia vada sviluppata fin dai primi anni di vita. Nelle nostre ricerche abbiamo trovato che il poter frequentare un asilo nido di qualità fa la differenza, ma la fa soprattutto per quei bambini che appartengono alle famiglie più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico”. Ecco perché “da diverso tempo chiediamo che il nido non sia più un servizio domanda individuale, ma un diritto universale per tutti, a cominciare dai più vulnerabili”.
“Dopo i due anni drammatici della pandemia- sottolinea l’assessore comunale all’Educazione di Reggio Raffaella Curioni- c’è stata da parte della città una nuova attenzione verso i servizi educativi con numeri in crescita. Certamente questo è dovuto alla fiducia nel nostro sistema educativo e noi continueremo a investire in questa direzione senza fare passi indietro e puntando all’eccellenza con percorsi di ricerca”.
Graziano Delrio, membro del comitato scientifico della Fondazione Reggio Children, conclude: “Bisogna dare all’educazione un valore politico, dando ai bambini occasioni, stimoli, saperi e ambienti per crescere. Molti bambini non li hanno e qui nasce il problema della povertà educativa”. Ma, insiste Delrio, “c’è una stretta correlazione tra gli investimenti che la politica fa sull’educazione e gli effetti su una comunità. Più si investe più si avranno cittadini consapevoli e capaci anche di creare ricchezza, non solo economica ma anche di relazioni”.

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