I medici di famiglia sono “travolti dal numero di contagi” Covid “di queste settimane. Riceviamo telefonate di continuo per la segnalazione della positività e per le procedure legate alle quarantene e all’isolamento, oltre alle richieste di assistenza sui sintomi. Facciamo fatica a seguire i pazienti nelle ore di studio, visto che messaggi e chiamate sono continui per l’inserimento sulle piattaforme regionali dei positivi. E l’assistenza alle altre patologie rischia di andare in sofferenza“. E’ il grido d’allarme del segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti che racconta all’Adnkronos Salute le difficoltà dei camici bianchi del territorio di questi giorni.

“La contagiosità della variante Omicron insieme al fatto che, grazie ai vaccini, la maggioranza dei casi Covid può essere gestita sul territorio – spiega – comporta un sovraccarico di lavoro importante per il quale i medici non sono supportati e che sembra non venga considerato a livello istituzionale. In un’ora mi sono arrivate fino a 20 telefonate soprattutto per le segnalazioni delle positività. E un paziente in isolamento chiama, per esigenze varie, almeno 2 o 3 volte al giorno. In Campania abbiamo fatto le segnalazioni anche nei giorni di festa. Personalmente, tra i miei pazienti, dal 27 dicembre (compresi 31, 1 e 2) ho segnalato 30 positivi che però non sono stati ancora presi in carico dai Distretti per i tamponi di controllo. E questo riguarda almeno 60 medici del mio Distretto”.

A pesare di più sono le procedure burocratiche “ma c’è anche la necessità di rassicurare e dare risposte ai pazienti contagiati che, in parte, hanno paura delle conseguenze del virus e, in parte, sono spaventati dalla procedura burocratica a cui sono vincolati per la gestione dell’isolamento e dal reinserimento sociale successivo”. E poi ci sono “i pazienti non Covid, in particolare i cronici, che non riescono a contattare i propri medici di famiglia perché bloccati dalla valanga di richieste dei contagiati. Richieste che hanno bisogno di tempi lunghi, ma che sono necessarie per attivare le procedure indispensabili, a partire dalla richiesta del tampone molecolare”.

Secondo Scotti si sta sottovalutando la pressione sul territorio di questa ondata. “Nelle ondate precedenti – ricorda – abbiamo già assistito a casa milioni di italiani. Ma la concentrazione di casi che c’è in questo momento è molto più elevata. Se nelle fasi precedenti, nella mia casistica, il problema riguardava il 10% dei miei pazienti, oggi riguarda oltre il 13,5%. Con un aumento del 3,5% in tre settimane. A fronte di questo, però, non abbiamo supporto”.

PREOCCUPATI PER CONTAGI POST FESTE” – “I numeri di contagi Covid che stiamo vedendo nei nostri studi sono importanti. E temiamo l’effetto, nei prossimi giorni, delle feste natalizie – dice Scotti – Già abbiamo, tra i nostri assistiti, diversi nuclei familiari con tutti i componenti contagiati. E in particolare al Sud, dove spesso si è festeggiato in famiglia e abbiamo più situazioni di famiglie ‘larghe’ – dal nonno al nipote – che convivono. Dunque, ci preoccupa il periodo post festivo”.

Scotti sottolinea che “i numeri che stiamo vedendo sono legati molto alle feste natalizie: chi si è contagiato a Natale, magari un nipotino asintomatico, ha contagiato chi ha incontrato a Capodanno. Speriamo nelle prossime settimane di non vedere i nonni ammalati. Al Sud gli incontri di famiglia ci sono stati. I problemi riguardano soprattutto le aree del Paese ad alta densità abitativa e dove i nuclei familiari vivono spesso in spazi ristretti, come accade per esempio in Campania, nella mia area di riferimento”.

“IN QUESTA FASE OBBLIGO VACCINALE DECISIVO” – “In questa fase, per come stanno andando i numeri dei contagi Covid, gli obblighi vaccinali sono determinanti, sia per la terza dose sia per chi non si è vaccinato affatto. Un allargamento dell’obbligo sarebbe utile. Credo che la scelta della politica debba essere decisa” rimarca il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale.

“L’obbligo è l’unica cosa sensata. Anche il lockdown per i non vaccinati, come è stato fatto in alcuni Paesi – continua Scotti – non ha più troppo senso vista la riduzione della protezione del vaccino dopo 5 mesi e, quindi, la necessità di fare in fretta la terza dose. Bisognerebbe chiarire e definire meglio chi può essere considerato più a rischio, solo i non vaccinati o anche chi ha fatto la seconda dose da oltre 5 mesi?”.

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