La crisi tra medici e pazienti va avanti da un bel po’. I tempi del grande rispetto per il camice bianco che aiutava le donne a partorire in casa, ricuciva le ferite, guariva i bambini sono cose da secolo scorso. La frattura del rapporto si concretizza ogni giorno nelle aggressioni ai camici bianchi e soprattutto nei numeri del contenzioso. Nei tribunali italiani sono 300 mila le cause pendenti contro medici e strutture sanitarie pubbliche e private. Trentacinque mila nuove azioni legali ogni anno. Ma secondo i dati più aggiornati (Tribunale del malato (2015 e Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, del 2013) il 95% dei procedimenti per lesioni personali colpose si conclude con un proscioglimento.

Numeri esposti dal network legale sanitario Consulcesi, che ha propostol’istituzione dell’Arbitrato della Salute. “C’è bisogno di un luogo di confronto e non di contrapposizione per la risoluzione delle controversie”, ha detto il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella. “L’Arbitrato si propone come sistema di risoluzione alternativa – ha spiegato – con l’obiettivo di trovare in tempi rapidi ed economici soluzioni condivise coinvolgendo tutte le parti interessate con la riduzione del contenzioso e dei costi”.

“C’è un clima di forte sospetto tra medici e pazienti, la gente pensa che intorno alla medicina ci sia un business. E forse è anche un po’ colpa dei medici”, ha commentato il sottosegretario alla Salute Armando Bartolazzi, intervenuto alla presentazione dell’iniziativa. E ha aggiunto: “Bisognerebbe cominciare a pensare alla possibilità che un medico accusato ingiustamente vada risarcito”. Il presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Pierpaolo Sileri ha puntato il dito contro i costi per il Ssn generati da questa situazione: “Un medico che ha subito una denuncia o teme il clima di sfiducia, finisce per prescrivere un maggior numero di analisi e accertamenti: la medicina difensiva costa dagli 8 ai 12 miliardi l’anno. Ecco perchè bisogna creare un filtro tra medici e pazienti che si ritengono vittime di malasanità”.

Ma ecco l’andamento delle denunce: vengono presentate principalmente al Sud e nelle isole (44,5%). Al Nord la percentuale scende al 32,2% mentre al Centro si ferma al 23,2%. Le aree maggiormente a rischio contenzioso sono quella chirurgica (45,1% dei casi), materno-infantile (13,8%) e medica (12,1%). Per quanto riguarda i costi per intraprendere un’azione legale, partendo da una richiesta risarcitoria media di 100 mila euro, servono 50.128 euro per una causa civile, per il penale 36.901 euro. E si tratta di dati che non lasciano indifferente la categoria dei medici: il 78,2% di loro ritiene di correre un maggiore rischio di procedimenti rispetto al passato. Il 68,9% pensa di avere 3 probabilità su 10 di subirne; il 65,4% avverte una pressione indebita nella pratica quotidiana. (ANSA)

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