Nell’Alto Vicentino la situazione è disastrosa da anni. Dopo il pensionamento ed i vuoti di quel reparto che un tempo attirava utenza anche da Bolzano, sembra regnare ormai la rassegnazione. Eppure se già i numeri dei bambini e ragazzi con diagnosi varie legate alla salute mentale erano altissimi, con il Covid c’è stato il boom dei casi. Un problema che è diventato cronico alla luce di carenza di personale, con prepensionamenti di figure di spicco, rinunce ad incarichi e accorpamenti con razionalizzazione di personale al collasso con un certo tipo di lavoro. E dinanzi a casi di crisi urgenti, l’impossibilità di avere risposte adeguate.

La salute mentale è un problema regionale: solo 12 posti letto su 60 previsti

“Soltanto 12 posti letto pubblici per la Neuropsichiatria infantile in Veneto di cui 6 a Padova e 6 a Verona, nonostante le schede ospedaliere ne assegnino 60 in tutta la Regione, come previsto da delibera di Giunta regionale”. La segnalazione è del Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, che ieri pomeriggio ha presentato un’interrogazione a risposta scritta alla stessa Giunta. “Sono decine le famiglie in Veneto in difficoltà – spiega Lorenzoni – da ultimo, il caso di un 13enne ricoverato nel reparto ordinario di Psichiatria dell’ospedale di Chioggia. I minori hanno bisogno di salvaguardia e tutele adeguate, soprattutto in termini sanitari. Peraltro, dopo il Covid-19 è incrementato esponenzialmente il numero delle ragazze e dei ragazzi che hanno bisogno di cure riconducibili alla salute mentale. In primo luogo, – precisa Lorenzoni – vogliamo sapere come la Regione, competente in materia, intenda dare un’adeguata e immediata sistemazione ed assistenza sociale ai minorenni attualmente ricoverati impropriamente nei reparti di Psichiatria, ma soprattutto quando verrà adeguato il numero dei posti letto nei reparti di Neuropsichiatria infantile, secondo quanto stabilito dalle schede ospedaliere di attuazione del Piano Sociosanitario regionale? E’ chiaro, inoltre, che tale disponibilità di posti letto dovrà essere estesa a tutte e nove le Aziende Ulss venete. La nostra Regione detiene un triste record, ovvero è terz’ultima in Italia in quanto a spesa per la salute mentale. E’ necessaria subito, un’inversione di tendenza. Non va tutto bene, come qualcuno vorrebbe dare da intendere”, conclude Arturo Lorenzoni.

“Da circa un mese, nel reparto di Psichiatria di Chioggia è ricoverato impropriamente un ragazzo minorenne di 13 anni affetto da patologie psichiatriche. In base alla legge, il giovane non dovrebbe essere ricoverato in un reparto per adulti. Tuttavia, nella nostra Regione non ci sono reparti adeguati per tali bisogni”., aveva denunciato  Arturo Lorenzoni. 

“Ringrazio il COVESAP, il Comitato di Difesa della Sanità Pubblica del Veneto, per aver segnalato questa situazione inaccettabile – sottolinea Lorenzoni – La famiglia del ragazzo di Chioggia vive una situazione insostenibile e mi stringo al loro bisogno, ma purtroppo non è la sola: non si sta dando risposte ad un numero crescente di persone, costrette a gestire da sé situazioni onerosissime, sia sul piano umano che economico”.

Quello della salute mentale in Veneto è tema sul quale da mesi si batte la consigliera del Pd Veneto, Anna Maria Bigon.

“Il boom di casi di disagio mentale nel Veneto e la denuncia pubblica degli psichiatri che si trovano nell’impossibilità di arginare l’emergenza per una cronica carenza di personale a disposizione, riflette un quadro che non può trovare sorpreso nessuno. A partire dalla Regione che ha i dati sotto gli occhi. Il problema è che manca la volontà di risolvere i problemi enormi che affliggono l’ambito della salute mentale in Veneto”, denuncia da tempo l’esponente dell’opposizione.

“Un giovane su due soffre di depressione o ansia. E contemporaneamente mancano psichiatri nel servizio pubblico. Al tempo stesso assistiamo alla farsa di un concorso che si trova da un anno in stallo, bloccato per un errore materiale, col risultato che ben 1.400 psicologi sono ancora a casa. Certo, con il concorso ne sarebbero stati assunti 40, ovvero pochissimi. Ma la vicenda dimostra che queste figure non mancano. Si assumano allora immediatamente un numero elevato di psicologi, in modo che possano prendere in carico i casi di disagio molto diffusi. Altrimenti questi pazienti verranno irrimediabilmente lasciati a loro stessi e alle famiglie, col risultato che da patologie curabili si passerà alla cronicità da affrontare tramite psichiatri che però sono sparuti. Il Veneto è drammaticamente la penultima Regione per investimento in salute mentale. E tale è destinata a rimanere perché questi ragazzi purtroppo non interessano a nessuno”.

 

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