In Alto Vicentino si soffre soprattutto per amore.

I disturbi psichici più diffusi tra le 12mila persone che accedono ai servizi per la salute mentale, sono infatti quelli di carattere affettivo.

Riguardano oltre 3.500 persone (20mila in tutto il Veneto) e la maggior parte dei disturbi si identifica in depressioni di tipo ‘reattivo’, cioè legate ad eventi destabilizzanti, come la perdita di una persona cara, di un ruolo consolidato, o di una funzione familiare.

Una parte importante della casistica psichiatrica dei Dipartimenti di Salute Mentale vicentini riguarda i disturbi di tipo schizofrenico (il 22%, circa 2.500 persone) e quelli del così detto ‘spettro’  nevrotico (il 25%,3 mila persone).

A 40 anni dalla legge 180, che ha radicalmente cambiato l’assetto dei Servizi di Salute Mentale, chiudendo gli ospedali psichiatrici, il percorso di cura per chi vive un grave disagio mentale è migliorato. Ma rimane complesso, perché è complessa la patologia psichiatrica.

I ricoveri nei Servizi di Diagnosi e cura (1.500Alto Vicentino. Si perde l’amore e si finisce in ospedale: 3.500 i casi di ‘depressione reattiva’ persone nei 4 servizi vicentini, quasi 9mila nel Veneto, cui si aggiungono altre 600 vicentini e 3mila veneti che hanno scelto le Case di Cura convenzionate) vedono ormai una prevalenza totale di ricoveri volontari, con una costante diminuzione dei Trattamenti Sanitari Obbligatori . Risultato reso possibile da una migliore presa in carico, da un monitoraggio costante da parte dei Centri di Salute Mentale della provincia delle condizioni di salute soprattutto dei casi psicotici più gravi, i più coinvolti nei Tso.

E favorito dalla rete, aumentata soprattutto negli ultimi 15 anni, di Comunità Terapeutiche Riabilitative Protette, di Comunità Alloggio  di base e estensive, che hanno consentito alla persona percorsi di vita protetti, all’interno delle Comunità locali, con progetti riabilitativi e terapeutici personalizzati: 1900 posti complessivi nel Veneto, di cui  più di 300 nel vicentino,1.600 posti semiresidenziali di cui 250 nella Provincia di Vicenza.

Oggi la criticità principale dei servizi sta soprattutto negli organici medici (57 nelle Ulss vicentine e 336 nel Veneto ) ed infermieristici (185 a Vicenza,1.073 nel Veneto) e psicologici (27 a Vicenza e 140 in Veneto, comprendendo comunque anche quelli del privato sociale convenzionato): il cambio generazionale medico, in particolare, è vissuto con maggior intensità nell’area della salute mentale, dove la stabilità terapeutica è fattore importantissimo per i pazienti fragili, e ad essa si accompagna, spesso, una insufficiente copertura dei posti resisi liberi. Meno psichiatri, meno psicologi e meno infermieri rappresentano un indebolimento della qualità del servizio, della continuità, della sicurezza delle famiglie interessate.

La seconda criticità sta nel modello di intervento. Nel Vicentino (e nel Veneto) si è affermato in molte zone un modello interessante di psichiatria di comunità: una rete di associazioni, di famiglie, di cooperative di lavoro e di aziende, che supporta il percorso di vita della persona con problemi psichici, nel tempo libero, nell’offerta di lavoro protetto, nel supporto alle singole famiglie in difficoltà. La salute mentale infatti, non è solo fatto clinico, ma esistenziale.

Questa rete, spesso legata ai Centri di Salute Mentale e sostenuta anche dal contributo pubblico, oggi mostra qualche difficoltà: la riduzione dei volontari disponibili, la crisi economica che riduce le opportunità lavorative più semplici, le minori disponibilità economiche dei Comuni e delle Asl nel sostenere iniziative innovative ne sono lo specchio tangibile. Potrebbe essere questa una delle azioni virtuose del prossimo Piano Socio Sanitario regionale in discussione in Consiglio regionale.

Alberto Leoni

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