Quando pensiamo a un attacco di cuore, conosciamo una serie di sintomi a cui fare riferimento, sia per capire se ne abbiamo uno in corso, sia per accorgerci se sta per colpire un’altra persona.

Il dolore al petto, per esempio, è forse il più comune, magari concentrato in fitte di pochi minuti, così come il dolore alla spalla, al braccio, sulla schiena. Sintomi meno considerati, ma certamente ben riconoscibili, possono essere l’affanno, la nausea, il vomito, l’eccessiva sudorazione o l’improvviso senso di affaticamento. Eppure non tutti sanno che esiste una buona percentuale di attacchi cardiaci che, di per sé, non prevedono alcun sintomo evidente: scoprirli è complicato, in quanto senza sintomi non c’è diagnosi, e senza diagnosi non c’è cura.

Ce ne parla il professor  Giulio Stefanini,  cardiologo di Humanitas, .

 

Gli infarti silenti possono avere sintomi attenuati, oppure meno comuni, rendendone difficile il riconoscimento: circa il 20% degli infarti in corso sono, appunto, asintomatici.

Come accorgersene? L’infarto, di per sé, è già avvenuto, e spesso viene scoperto casualmente: magari grazie a una visita o un esame per tutt’altro problema che ha richiesto un elettrocardiogramma. Il tracciato mostrerebbe alcune alterazioni delle onde che possono indicare un danno del muscolo cardiaco.

Quando sono più comuni gli infarti silenziosi?

Sono diverse le condizioni in cui possono verificarsi attacchi di cuore senza sintomi apparenti, come ad esempio:

– individui con una soglia del dolore molto elevata;

– la compensazione da parte di bypass fisiologici che permettono di garantire un flusso adeguato al cuore anche in presenza di un infarto;

– condizioni mediche (come diabete e malattie renali croniche) che impediscono ai nervi di trasmettere correttamente l’impulso doloroso;

– l’età e il sesso (gli infarti silenti hanno maggiori possibilità di verificarsi nelle persone anziane, specie oltre i 75 anni, e negli uomini più che nelle donne);

– la tendenza a scambiare l’ischemia cardiaca per altre patologie a cui il paziente può essere più soggetto.

Come trattare un infarto silente?

Nella maggior parte dei casi il riscontro di un infarto silente non richiede un trattamento urgente. I pazienti a cui viene diagnosticato vanno inquadrati con degli esami strumentali per confermare la diagnosi e per capire l’estensione del danno provocato dall’infarto. Questi esami includono un ecocardiogramma, un esame funzionale (come la scintigrafia o la risonanza magnetica) ed eventualmente una coronarografia.

Sulla base di questi esami sarà poi stabilita la strategia terapeutica necessaria al paziente, che può essere esclusivamente basata sulle medicine o può includere anche la rivascolarizzazione miocardica con angioplastica o bypass.

Fonte Humanitas

 

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