Comodissima perchè puoi averla a portata di mano preparandola in 3 minuti, ma sapete che può contenere margarina e persino cocco? A dirlo la rivista specializzata “Il Salvagente”, nota per le sue inchieste alimentari.

Quando pensiamo alla pizza, ci viene subito in mente l’immagine di un piatto gustoso, simbolo dell’italianità e dell’arte culinaria mediterranea. La pizza, infatti, è più di un semplice cibo: è un’icona culturale, celebrata e adattata in tutto il mondo. Ma cosa succede quando questo capolavoro culinario incontra la modernità e l’industrializzazione? In Italia, la patria della pizza, è stata condotta un’indagine approfondita sulle pizze surgelate, un prodotto che combina la tradizione con la praticità della vita moderna.

L’era della Pizza Surgelata negli ultimi anni, l’Italia ha visto un aumento significativo nel consumo di alimenti surgelati, con le pizze surgelate che occupano un posto di rilievo. Il rapporto annuale 2022 dell’Istituto italiano alimenti surgelati (Iias) rivela che ogni italiano consuma in media 16,8 kg di surgelati all’anno, con la pizza surgelata che registra vendite superiori alle 66mila tonnellate. Tuttavia, questo cambiamento porta con sé delle domande importanti: quanto si discostano queste pizze dal loro modello originale? E in che modo l’industrializzazione ha alterato questo classico della cucina italiana?
Il confronto: Tradizione contro Modernità Per rispondere a queste domande, sono state  analizzate 20 diverse pizze surgelate, confrontandole con la tradizionale ricetta della pizza margherita: farina di grano tenero, lievito di birra, acqua, sale, pomodori pelati, olio extravergine di oliva, basilico fresco e mozzarella. La ricerca si è concentrata sui diversi ingredienti utilizzati e sui processi di produzione. Il risultato? Solo una delle pizze testate ha sfiorato l’eccellenza, mentre molte altre si sono posizionate tra il mediocre e l’accettabile.  La ricerca ha rivelato che diverse pizze surgelate includono ingredienti estranei alla ricetta originale, come margarina, glutine di frumento, grasso di palma e correttori di acidità – tutti tipici della produzione industriale. Questi ingredienti sono in netto contrasto con la semplicità e la naturalità della pizza tradizionale. Inoltre, la classificazione alimentare Nova, sviluppata da ricercatori brasiliani, categorizza questi prodotti come “ultraprocessati”, contenenti additivi e sostanze assenti nelle cucine casalinghe.  L’analisi non si è limitata solo agli aspetti culinari, ma ha anche esplorato l’impatto di questi alimenti sulla salute. Studi hanno collegato il consumo di cibi ultraprocessati a obesità, cancro, diabete di tipo 2 e altre malattie non trasmissibili. Inoltre, una recente meta-analisi suggerisce che il 20% degli adulti potrebbe essere dipendente da cibi ultraprocessati. Questo solleva interrogativi sulla natura stessa del cibo e sul suo ruolo nella società moderna.
Un ritorno alle origini? In un mondo dove la velocità e la convenienza spesso prevalgono, è importante riflettere sulle nostre scelte alimentari. La pizza surgelata rappresenta un compromesso tra tradizione e modernità, ma è essenziale ricordare le radici di questo piatto iconico. Come diceva Michael Pollan: “Non mangiare niente che la tua bisnonna non riconoscerebbe come cibo”. Forse è tempo di riscoprire la semplicità e l’autenticità della vera pizza italiana.

V.R (Fonte Il salvagente)

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