Giorgia Meloni, nella sua prima uscita pubblica dopo la vittoria alle elezioni, ha firmato la petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico promossa da World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia. Lo ha annunciato al Villaggio della Coldiretti a Milano davanti a migliaia di agricoltori arrivati da tutta Italia al fianco del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e del segretario generale Enzo Gesmundo.

Gli italiani non si fidano

Ben sette italiani su dieci (68%) non si fidano del cibo creato in laboratorio con cellule staminali in provetta. È quanto emerge dall’indagine di Coldiretti/Ixè presentata al Villaggio della Coldiretti a Milano, dove è stata allestita la galleria degli “orrori a tavola” in occasione dell’avvio della petizione mondiale per fermare lo sbarco del cibo sintetico, promossa da World farmers markets coalition, World farmers organization, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia. Le multinazionali del cibo in provetta approfittano della crisi, denuncia Coldiretti, per imporre sui mercati “cibi Frankenstein”, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi, che potrebbe presto inondare il mercato europeo poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio. E già entro il primo semestre 2023 negli Usa potrebbero entrare in commercio i primi prodotti sintetici.
Gli italiani, dice la ricerca, innanzitutto non si fidano delle cose non naturali (68%), mentre al secondo posto ci sono i consistenti dubbi sul fatto che sia sicuro per la salute (60%).
Rilevante anche la considerazione che il cibo artificiale non avrà lo stesso sapore di quello vero (42%), ma c’è anche chi teme per il suo impatto sulla natura (18%). Gli investimenti nel campo del cibo sintetico stanno crescendo molto sostenuti da diversi protagonisti del settore hitech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems).( L’esempio più lampante è quello della carne artificiale dove solo nel 2020 sono stati investiti 366 milioni di dollari, con una crescita del 6.000% in cinque anni. “Per quanto riguarda la carne da laboratorio la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato”, denuncia Coldiretti. “Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione”, attacca il presidente Ettore Prandini.

“Daremo battaglia al cibo di Frankenstein”

“Siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”, assicura. Ma non c’è solo la bistecca in provetta. Infatti, secondo Coldiretti, la società Remilk vuole poi aprire una fabbrica chimica in Danimarca per la produzione di latte sintetico realizzato in laboratorio senza mucche. Il “prodotto” della start up israeliana usa il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche, lo mette in coltura dentro un lievito che viene poi inserito nei fermentatori, dove si moltiplica rapidamente e produce proteine del latte che vengono poi combinate con vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali per formare i latticini sintetici.
L’ultima deriva a tavola arriva poi dalla Germania, prosegue la carrellata Coldiretti, con i bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro senza aver mai neppure visto il mare. Ma al lavoro, fra provette e laboratori, non ci sono solo i tedeschi della Bluu Seafood. Negli Stati uniti il colosso Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus Italia, ha firmato un accordo con la start-up californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari, mentre la Wildtype di San Francisco ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l’eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di pokè, mentre in Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta.

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