La Croazia tenta di far riconoscere il ‘Prosek’, la sua alternativa al Prosecco veneto, ma il governatore Luca Zaia annuncia battaglia e ricorda che “abbiamo dovuto arrenderci con l’Ungheria e non registrare il Tocai”.

Ogni tanto ci riprovano, come un vecchio tormentone. Ma il Prosecco ha una sua identità che non può essere assolutamente confusa. È scandaloso che l’Europa consenta di dare corso a simili procedure: non si tratta soltanto di scongiurare la confusione sui mercati ma di salvaguardare un diritto identitario”, ha sottolineato il governatore.

“Stiamo parlando di prodotto che riconosciuto con la massima denominazione, la DOCG, con precise zonazioni – ha continuato – A riguardo vale la pena ricordare che le Colline di Conegliano Valdobbiadene Patrimonio dell’Umanità Unesco sono Patrimonio dell’Umanità Unesco; è come se qualcuno andasse ad intaccare la denominazione dello Champagne o altre realtà ben radicate a specifici territori e culture. Di fronte all’Ungheria abbiamo dovuto rinunciare al nome del Tocai, nonostante fosse prodotto anche da noi. In questo caso non si deve assolutamente cedere sotto il profilo identitario. La difesa non è solo un atto di protezionismo agricolo, economico o commerciale. È una difesa della nostra storia e della nostra identità: il Prosecco non è un vino nato pochi giorni fa; è un vino che si identifica con la nostra storia, i nostri territori, le nostre regioni e l’Italia. I Croati sono nostri vicini di casa e amici, abbiamo ottimi rapporti. Ma ci sono temi sui quali non si può transigere e uno è questo. Bisogna impugnare questo provvedimento a tutti i livelli”.

In Veneto è ‘boom’ di vendite

Nel frattempo in Veneto si registra ‘l’anno del prosecco’, con vendite aumentate del 224% in Cina grazie all’e-commerce e un +12% di imbottigliamenti nel 2021.

“Il 2020 è stato un anno complesso – ha commentato il presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene, Innocente Nardi al Sole 24 Ore – Siamo orgogliosi della capacità di reazione della nostra denominazione che ha dimostrato di riuscire ad adeguarsi ai cambiamenti mantenendo i livelli record di produzione e vendite raggiunti nel 2019. I volumi sono stati redistribuiti tra i mercati e tra i canali di vendita (i consumi interni sono tornati ad assorbire il 58% dei volumi mentre la grande distribuzione ha visto crescere le vendite del 16,8%) registrando l’esplosione dell’online. L’e-commerce è cresciuto del 325%. Alcuni importanti mercati non ci hanno tradito, il Benelux è cresciuto del 26%, l’Austria del 34%, la Scandinavia del 54%. Oltreoceano è andata bene in Canada (+11,7%), mentre si è assistito a un vero boom in Giappone (+224%)”.

Il trend si è mantenuto anche nel 2021, con un trimestre che ha superato il precedente del 28%.

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