“La rabbia non ti basta” è il titolo della canzone-manifesto che racconta della crescita personale, della facoltà di trasformare i sentimenti negativi in qualcosa di positivo, ed è stata portata in gara sul palcoscenico del Festival di Sanremo da BigMama. Ma non è tutto. Ieri all’Ariston l’icona della body positivity italiana, con il suo vestito e le calze soprattutto, non ha solo cantato ma ha infranto un tabù ancora ben radicato nella nostra società che impone alle donne ‘generose’ nelle forme di coprirsi. A testimonianza di ciò la valanga di commenti che si sono scatenati fuori e dentro il web e che ancora oggi non si fermano.

Ma cos’è il body shaming? Perchè ancora le donne oggi sono il sesso maggiormente colpito? Quali sono le strategie da mettere in atto, nella vita di tutti i giorni, per proteggersi da questa pratica denigratoria? Per cercare delle risposte l’agenzia di stampa Dire ha intervistato telefonicamente la sessuologa e psicoterapeuta Rosamaria Spina.
“Il body shaming è una pratica ancora molto diffusa che consiste nell’offendere e deridere un’altra persona a causa del suo aspetto fisico e colpisce indistintamente sia uomini che donne. Lo strumento principale con cui viene ‘perpetrata’ sono i social attraverso battute, doppi sensi, riferimenti ad aspetti riguardanti il corpo che creano sentimenti di vergogna e di imbarazzo in chi lo riceve. Così chi riceve queste ‘accuse’ finisce per sentirsi inadeguato al proprio aspetto fisico”, ha detto Spina.

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