È passato un anno dalla sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito la possibilità di dare ai propri figli entrambi i cognomi dei genitori (entrambi o anche solo quello della mamma, e non più automaticamente quello del padre), ma al momento non si è mosso nulla dal punto di vista normativo a supporto di questa decisione. A partire dal fatto che non sono stati modificati i regolamenti di anagrafe e stato civile e questo crea spesso problemi ai responsabili degli uffici anagrafici. A questo si aggiunge il fatto che non sono stati attivati meccanismi di informazione ai genitori, prima dell’arrivo del figlio, in modo che arrivino correttamente informati sulla possibilità di scelta al momento della nascita. La denuncia arriva dall’associazione Rete per la Parità, per voce di Raffaella Sirena, che ricorda di aver chiesto ai presidenti, segretari e capigruppo della Commissione Giustizia delle due Camere di inserire all’ordine del giorno le proposte presentate all’inizio di questa Legislatura sul tema del doppio cognome. E chiede che non ci siano ulteriori ritardi ad aggravare una situazione di mancata parità, nei fatti, prevista dall’articolo 3 della Costituzione.
“Va sottolineato che nella scorsa legislatura- si legge ancora nella nota firmata da Sirena- la Commissione Giustizia del Senato, dopo aver svolto due serie di audizioni sui disegni di legge all’esame e sulla su citata sentenza della Corte costituzionale, aveva deliberato la costituzione di un Comitato ristretto. L’iter è stato però interrotto per l’anticipata fine della Legislatura. In questi anni la Rete per la Parità, insieme con altre associazioni e con costituzionaliste e costituzionalisti, ha approfondito gli aspetti tecnico-giuridici e sociali della vicenda ed è pronta in sede di audizione a esporre i contenuti elaborati”.