In 37 per tenere puliti 185 uffici postali nella Marca trevigiana. E una ventina nel bellunese per 104 uffici. Solo che spesso non sono posti vicini l’uno all’altro e così queste lavoratrici devono correre su e giù per i territori sobbarcandosi anche i costi della benzinaAlcune poi non hanno neppure una auto propria. E in più ora hanno meno tempo per svolgere il loro lavoro: c’è stato infatti un cambio di appalto con taglio fino al 20% delle ore e, di conseguenza, dei salari. Risultato: in molte non ce la fanno, gettano la spugna e si licenziano. Con il passaggio da Nuova Idea a Euro and Promos, avvenuto l’anno scorso, “la situazione per gli addetti sta gradualmente peggiorando. Un problema che riguarda tutto il Paese, e in particolare province  del Veneto, dove le condizioni di lavoro sono aggravate dalla difficoltà negli spostamenti”, segnala la Fisascat-Cisl di Belluno Treviso.

MENO ORE, MENO SALARIO: STIPENDIO PERDE DA 100 A 200 EURO

“Da alcune settimane le aziende appaltatrici dei servizi di pulizia delle Poste, senza aver precedentemente formalizzato alcun esubero ed esercitando pressioni inaccettabili, stanno chiedendo di sottoscrivere modifiche ai contratti individuali con tagli agli orari. Poste da anni continua a ridurre unilateralmente i contratti di appalto, senza porsi alcun problema sulle ricadute occupazionali, salariali e sociali”. La riduzione oraria per le lavoratrici, molte quelle in part-time, va dal 10 al 20%, con una decurtazione dello stipendio fra 100 e 200 euro. E, come spiegano Claudio Cavallin e Andrea Fagherazzi della Fisascat, “vengono spostate da un ufficio all’altro con lo scopo di risparmiare, senza tener conto che alcune non sono automunite. Ci sono dipendenti che tra ore tagliate e stop agli straordinari in quanto non lavorano più il sabato, hanno perso fino a 200 euro di retribuzione“.

CISL: AUMENTANO DIMISSIONI, LAVORATRICI DEVONO PERFINO ANTICIPARE SOLDI BENZINA

Molte addette alle pulizie negli uffici postali stanno poi ancora aspettando il Tfr dall’azienda appaltatrice che è uscita l’anno scorso. Come in ritardo, in alcuni casi, sono anche i rimborsi chilometrici. “Stanno aumentando le dimissioni– spiegano i sindacalisti della Fisascat- le lavoratrici si dimettono perché non ce la fanno più, perché sono costrette ad anticipare i soldi della benzina per andare a lavorare da un paese all’altro e perché vengono trasferite a pulire uffici non raggiungibili da chi non ha l’auto”. Critica la situazione del Cadore, dove due lavoratrici si sono licenziate. “Per pulire gli uffici postali del Comelico- spiega Fagherazzi- bisogna farsi 74 chilometri al giorno con la propria auto, con un rimborso ridicolo e nessuna retribuzione per il tempo trascorso sulla strada. È chiaro che le lavoratrici a un certo punto cerchino altri impieghi”.

LA TESTIMONIANZA: SIAMO DONNE FRUSTRATE E DELUSE

Da circa vent’anni la delegata Bruna Coletto lavora in questo appalto “e le cose ad ogni cambio di appalto peggiorano sempre di più: siamo passate da essere donne che lavorano e che con il proprio stipendio riuscivano ad aiutare la propria famiglia, a donne frustrate che si sentono deluse dal non riuscire ad essere più di aiuto. Parliamo di donne che sono mogli e soprattutto madri e che hanno affitti da pagare oltre alle bollette e tutte le necessità di cui ha bisogno un figlio”. Questi appalti al ribasso, aggiunge la delegata Giuseppina Barbarino, “alla fine pesano solo ed esclusivamente sulle spalle dei lavoratori a cui viene tagliato l’orario di lavoro con la pretesa che garantiscano lo stesso livello di pulizia degli uffici”.

Agenzia Dire

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia