“Guarda che ti do”, e una bottiglia di acido le sfregia testa, volto, mani e décolleté. Poi il buio. Era il 28 maggio del 2012 quando la vita di Filomena Lamberti cambiava per sempre. Qualche giorno prima, aveva deciso di lasciare suo marito, Vittorio Giordano, dopo 30 anni di matrimonio. Una decisione mal digerita dall’uomo che ha patteggiato 18 mesi di reclusione per lesioni personali e oggi è libero.

“Ho subito un’ulteriore violenza dalla burocrazia italiana”, dice oggi alla Dire la donna salernitana, testimonial di RigeneraDerma, il progetto di Biodermogenesi che nasce con l’intento di curare gratis le cicatrici delle donne vittime di violenza e di chiunque non può permettersi cure dopo un incidente.

“Quando ho saputo della sentenza ero ancora in ospedale- racconta Filomena- sono stata il primo caso di donna acidata in Italia, dopo di me c’è stata un’escalation non indifferente. In quel momento, pensavo che fosse una pena giusta”.

“NON SONO STATA MAI VISTA, NÉ ASCOLTATA DA NESSUNO”

Così non era, però, e oggi Filomena ne è sicura: “Non sono stata mai vista, né ascoltata da nessuno, nemmeno all’avvocata che nominai di fiducia”. E se il sorriso di Filomena non si è spento, un po’ di amarezza rimane: “Anche il giudice si poteva opporre al patteggiamento, dicendo: ‘Vogliamo vedere in che condizioni sta la signora Lamberti?’”. Tante le cure che ha dovuto affrontare, alcune delle quali con costi elevati. La svolta è arrivata proprio con l’incontro con Biodermogenesi e il dottor Maurizio Busoni, responsabile di RigeneraDerma: “Grazie a Women for women di Donatella Gimigliano- ricorda Filomena- sono venuta a conoscenza del professore Busoni e ho iniziato questa terapia con la fortuna di poterla fare nella mia città e non dover affrontare un viaggio ogni volta“. Il sistema nazionale italiano non prevede la gestione delle cicatrici alla fine del percorso ospedaliero salva vita. Le cure successive sono, infatti, tutte a carico del paziente.

LE SPESE ‘ESTETICHE’ A CARICO DEL PAZIENTE

“Non è giusto”, dice Filomena, che una vittima debba prendersi in carico tutte le spese. “Prima di questa- ricorda- ho dovuto rinunciare a molte terapie, parlo anche di creme costosissime e facevano parte del piano estetico a cui non ho potuto mai accedere“.

“NEL MIO MATRIMONIO PRIORITÀ AI FIGLI MA ME NE PENTO”

Guardando indietro, Lamberti denuncerebbe in ogni caso e anche prima. Se lo ha fatto dopo 30 anni è stato solo per i suoi tre figli: “Ho dato la priorità per farli crescere affinché non gli mancasse nulla, però allo stesso momento me ne pento perché gli ho fatto vivere la violenza assistita”.

Una quotidianità vissuta accanto a un uomo violento che: “La donna resiste- afferma Filomena- ma se lo fai per tanti anni, nel momento in cui dici basta, è come se ferissi l’orgoglio di quell’essere. L’uomo violento non va nemmeno chiamato uomo“.

IL CAMBIAMENTO NELLE NUOVE GENERAZIONI

Il cambiamento è nelle nuove generazioni: “Sono madre di tre maschi e di questo vado orgogliosa. Non hanno portato dietro di loro il famoso patriarcato”.

E non ha dubbi Filomena che, in vista della giornata mondiale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, dice: “Credo molto nei giovani affinché finisca qualsiasi tipo di violenza. La violenza oggi non è solo contro noi donne. Ci sono tante forme di violenza a cui non c’è modo di dire basta. Devono essere i giovani a fare anche questa lotta“.

BUSONI (PROGETTO RIGENERADERMA): CURE VOLTI SFIGURATI SIANO GRATUITE

“Finalmente siamo in grado di dare una risposta a una speranza anche a chi ha cicatrici vecchie”. È questo l’obiettivo di RigeneraDerma, il progetto di Biodermogenesi che si rinnova per aiutare le vittime di violenza. A raccontarlo alla Dire Maurizio Busoni, responsabile del progetto. Ma come farlo? Fornendo a 500 persone che non possono permetterselo e alle donne che hanno subito violenza la cura delle cicatrici gratis.

“Le cicatrici sono degenerative e peggiorano”, spiega Busoni. Vuol dire che lasciano tracce che non sono solo estetiche, si induriscono se non trattate e possono impedire, tra le altre cose, il movimento. RigeneraDerma si pone così come un sostegno vero che si fonda su una tecnologia tutta italiana. Non a caso, “è stato dimostrato- dichiara Busoni- che il progetto è efficace su tutti i pazienti in totale assenza di effetti collaterali”.

 

In vista del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, RigeneraDerma lancia un inno alla bellezza della vita, affinché nessuna venga lasciata sola. “Purtroppo- dice Busoni- viviamo in una realtà in cui questi interventi sono sempre più necessari e noi cerchiamo di aiutare queste persone”.

L’OBIETTIVO È INCREMENTARE LE TERAPIE GRATUITE

Nel 2019 “solo a Londra ci sono stati oltre 800 aggressioni con l’acido quindi il problema è molto più come di quello che si riesca a pensare”.

“Molti medici- conclude Busoni- hanno chiesto di aderire al progetto e potenzialmente potremo aumentare le persone da aiutare nuovi pazienti. Dal 2023 inizieremo ad esportare la nostra esperienza in altri paesi dove è presente Biodermogenesi. L’obiettivo è, tra la fine del 2023 e il 2024, di estendere il progetto almeno in altri 10 in Europa“. Per avere informazioni su RigeneraDerma si può scrivere all’indirizzo rigeneraderma@biodermogenesi.com.

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