20 Comuni dell’Alto Vicentino hanno sottoscritto il Patto per l’accoglienza diffusa in prosecuzione del progetto “Tenda di Abramo”, avviato per l’emergenza ucraina nel marzo 2022.Si tratta di Breganze, Caltrano, Calvene, Carrè, Chiuppano, Lugo, Malo, Marano Vicentino, Monte di Malo, Thiene, Valdastico, Valli del Pasubio, Velo d’Astico, Villaverla, Zanè, Zugliano, Posina, Salcedo e Sarcedo, oltre a Santorso – capofila. Il Patto, frutto della stretta collaborazione con la Prefettura di Vicenza, prevede la disponibilità di ogni amministrazione comunale ad accogliere richiedenti asilo fino a un numero pari al 3 x mille degli abitanti. E’ quella che viene chiamata tecnicamente la garanzia di salvaguardia, soluzione già sperimentata nei Comuni dell’alto vicentino nel 2016, e che oggi si ripropone come una buona pratica in grado di garantire la sostenibilità dell’accoglienza nel nostro Paese.

L’accordo prevede l’accoglienza di 130 persone: donne e uomini single, nuclei familiari, eventualmente monoparentali, con minori accompagnati dai genitori, accolti in appartamenti diffusi nel territorio, persone inserite in percorsi di accompagnamento ed integrazione nella comunità locale.

E’ la risposta che l’Alto Vicentino mette in campo di fronte al crescente fenomeno migratorio, in continuità con un impegno che dura ormai da più di 20 anni. Era infatti il 2000 quando iniziò il Progetto “Oasi” Sprar,/SAI per l’accoglienza, tutela, ed integrazione di richiedenti asilo e rifugiati.

“In tutti questi anni – racconta Franco Balzi, sindaco di Santorso, capofila del progetto – abbiamo seguito in modo efficace più di 800 persone in fuga dalla guerra o dalle persecuzioni, provenienti da ogni parte del mondo”. Il presupposto – precisa – è che il fenomeno migratorio non va subito, ma va invece gestito dai Comuni, che devono avere un ruolo diretto, e devono essere interlocutori privilegiati dello Stato e delle Prefetture. Non basta fare accoglienza, aggiunge: bisogna fare anche una buona integrazione”.

La Tenda di Abramo intende da una parte tutelare le donne, i bambini e gli uomini che arrivano anche nel vicentino dopo viaggi drammatici e molto sofferti; e al contempo offrire risposte sostenibili, che non alimentino le paure della popolazione locale.

“Il progetto – sottolinea ancora Balzi – è il risultato di una fitta interlocuzione intrapresa dal Prefetto Salvatore Caccamo, che ha visto il Vescovo Giuliano Brugnotto sensibile punto di riferimento. Di fronte a una situazione così complicata è decisivo il lavoro di rete sul territorio. In tale prospettiva, per favorire i percorsi di inserimento lavorativo, intendiamo coinvolgere fattivamente anche le associazioni di categoria e i sindacati”.

“Di fronte alle ipotesi di questi ultimi giorni, che propongono blocchi navali, respingimenti, tendopoli, Cpr (Centri per il rimpatrio), gli enti locali dell’Alto Vicentino rispondono dunque con pragmatismo, ribadendo che la risposta più efficace è quella dell’accoglienza diffusa, l’unica che questo può permettere una gestione ordinata e degna di un paese civile.  Va sottolineato e chiarito, per evitare facili e inutili strumentalizzazioni, – conclude il primo cittadino di Santorso – che i costi dell’accoglienza non pesano sui bilanci comunali, essendo finanziati a livello ministeriale e che questi fondi non possono essere usati in altro modo. Nessun danno ai nostri concittadini e nessun privilegio ma, al contrario, piena applicazione del mandato costituzionale, che si traduce in un investimento di risorse a favore di tutto il territorio, tramite posti di lavoro, acquisto di beni e ampliamento di servizi di welfare”.

Schio, Fara Vicentino e Piovene Rocchette non hanno aderito al patto.

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