“Lo sport per tutti” : un’enunciazione d’effetto che trova d’accordo tutti, ma che spesso rimane solo una buona intenzione. Lo sanno bene all’Anffas di Schio dove invece, decadute in buona misura le restrizioni dovute al periodo pandemico, è stata offerta la possibilità ad un gruppo di ragazzi di avvicinarsi al mondo del calcio gustando all’aria aperta questa disciplina tanto amata e simpaticamente tradotta per loro grazie all’impegno dello staff della società Cà Trenta Calcio.

Un vero e proprio lavoro di squadra dove gli obiettivi non si limitano ad un miglioramento della coordinazione motoria e all’acquisizione di una maggiore autonomia e sicurezza in sè stessi – peraltro punti  tutt’altro che trascurabili – ma soprattutto ad agevolare un percorso di apertura al mondo esterno dove i ragazzi con disabilità non interagiscono più soltanto tra loro o con il personale della struttura di riferimento, ma incontrano anche i giocatori della società sportiva della frazione scledense in allenamento e sono ‘convocati’ per disputare piccoli match.

Un progetto caldeggiato dallo stesso Direttore Generale dell’Ulss7 Pedemontana Carlo Bramezza, che ha sottolineato come il compito dell’Azienda non sia solo quello di curare, ma anche di promuovere attivamente la salute e il benessere della persona, a maggior ragione nelle fasce di popolazione che affrontano specifiche difficoltà, come per l’appunto la disabilità; un percorso divenuto realtà grazie all’impegno pratico e logistico del vicepresidente dell’Asd Cà Trenta, Mauro Sesso, che ha trovato il convinto supporto di tutta la sua famiglia sportiva, oltre che delle operatrici dei centri diurni di Schio, Torrebelvicino e Velo D’Astico che hanno raccolto con entusiasmo la sfida.

“E’ una iniziativa che segna anche uno dei primi momenti in cui Anffas” -spiega la presidente Cristina Marcante – “esce e ricomincia a vivere la comunità dopo ormai quasi tre anni nei quali le attività esterne e socializzanti dei Centri Diurni erano state sospese.

Nel vedere le immagini del primo incontro mi ha colpito lo spirito dell’iniziativa,  gioia disinteressata, orientata alla cura, al benessere di corpo e mente, alla relazione, all’amicizia, anche ‘solo’ all’opportunità di uscire all’aperto e frequentare un campo di calcio che probabilmente non è stato mai nemmeno offerta, e dal quale sono stati esclusi a priori.

Ecco quindi l’importanza di questa, e spero di altre, iniziative: aprire spazi diversi, inconsueti, renderli fruibili, dare l’opportunità di vivere nel mondo e non solo nel ‘mondo della disabilità’.

Senza dimenticare che questa cura dello stato di benessere dei nostri familiari, questa dimensione relazionale, favorisce autostima, autorealizzazione e quindi rende più felici e disponibili anche a superare situazioni di difficoltà, e, perché no, aperti a nuove conquiste magari inaspettate o mai prese in considerazione”.

Parlando di calcio, una partita senz’altro già vinta: per una volta, però, non contano i gol, ma i sorrisi dei provetti giocatori in campo. Difficile tenere il conto.

M.Z.

 

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