Nell’incertezza c’è anche chi teme per le sorti del centro antiviolenza di Schio, punto di riferimento per il nostro territorio.

“Malgrado siano trascorsi alcuni mesi da quando, anche da parte nostra, sia partito un chiaro allarme a sostegno della rete di servizi e associazioni che si occupano dell’accoglienza di donne e minori, la Giunta regionale continua a tacere sul destino dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Strutture essenziali messe a rischio da una intesa Stato-Regioni”.
Con una interrogazione all’assessore al Sociale, la consigliera del PD Veneto, Chiara Luisetto, tiene alta l’attenzione sulla vicenda riguardante i “requisiti minimi che entreranno in vigore nel marzo 2024 e che i Centri devono possedere per essere inclusi tra gli enti riconosciuti e meritevoli di sostegno economico”.
Luisetto, assieme a Camani, Bigon, Zottis e Zanoni, denuncia il fatto che “mancano pochi mesi e molte realtà che gestiscono questi centri e case rifugio navigano nell’incertezza più assoluta. Il requisito più critico è rappresentato dall’obbligo di dotarsi di un numero telefonico dedicato per garantire la reperibilità ‘h 24’ e 7 giorni su 7. Una condizione che al momento metterebbe fuori gioco la stragrande maggioranza delle strutture territoriali indispensabili per garantire protezione alle donne vittime di violenze. Un’emergenza denunciata con una mozione già a luglio, ma nulla da allora si è mosso. Avevamo chiesto e chiediamo all’assessore Lanzarin fatti concreti per scongiurare queste chiusure. Ora con questa interrogazione vogliamo sapere quali azioni si stanno portando avanti e se è in previsione un confronto per fare il punto della situazione con gli organismi direttivi dei Ceav e delle Case rifugio”.
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