Attimi di terrore da parte di un padre, Pino Bonato, che ieri, 26 maggio, sulla pagina “Sei di Malo se…” ha condiviso la sua esperienza, una truffa che pare si stia allargando a macchia d’olio anche sull’alto vicentino. “Ho avvisato il 113. I carabinieri mi hanno pregato di dare la massima divulgazione a quanto accadutomi. A loro dire queste telefonate-truffa rappresentano un fenomeno dilagante. Il più delle volte si tratta di tentativi di fare uscire di casa i proprietari per poi intrufolarsi, non proprio di eseguire delle vere e proprie estorsioni. Raccomandano la massima attenzione a non abboccare. Io ho vissuto un incubo che grazie al cielo si è rivelato solo tale e ho potuto rivedere mio figlio sereno. Diffondo questo messaggio a beneficio di altri.”

La vicenda

Ha avuto poco tempo per mantenere il sangue freddo e mente lucida, per non cadere nella trappola dei truffatori. Accusato il colpo, ha prontamente raccontato tutto ai cittadini maladensi: “Oggi ho ricevuto una chiamata dalla ‘Questura di Vicenza’. – racconta Pino Bonato – Mi hanno avvisato che mio figlio ha causato un grave incidente passando con il rosso sopra le strisce pedonali, investendo una giovane signora che si trova in ospedale in situazione disperata. Mi dicono che mio figlio è in stato di fermo che probabilmente verrà tramutato in arresto, poiché subito dopo l’incidente, è fuggito mettendosi in salvo, poi ritornare sui suoi passi.”  E qui la storia si fa sempre più pressante da un punto di vista emotivo, tanto da mandare in confusione il padre del ragazzo che stenta perfino a riconoscerlo: “Mio figlio sembrava fuori di sé, al telefono continuava a piangere. Me lo hanno passato, piangeva disperatamente, non lo riconoscevo, non riuscivo a parlarci. Momenti terribili, mi era caduto il mondo addosso. Poi l’interlocutore mi ha detto che il giudice era disposto a dare i domiciliari a patto di versare un’importante cauzione, che mi sarebbe stata restituita all’inizio del processo. Però dovevo versarla in contanti.” Richieste ben precise, piazzate a raffica facendo leva sulla paura che un genitore può provare in quei momenti, con il timore che il figlio possa finire in guai seri. L’ansia sale, ma per fortuna Pino mantiene una certa lucidità: “Alla mia obiezione ‘non mi è possibile pagare in contanti una cifra così alta’, mi viene messa pressione. Tutto il colloquio mostrava delle crepe che facevo fatica a riconoscere a causa del tremendo impatto emotivo della notizia (e del pensiero della giovane investita). Hanno indotto a interrompere la telefonata con la scusa di vedere il da farsi, con l’accordo di richiamarmi dopo 10 minuti per sapere se fossi riuscito a recuperare i contanti”. Probabilmente dei professionisti del ‘mestiere’, che conoscono i trucchi per creare agitazione nel malcapitato che riceve la telefonata e, con la scusa della gravità della situazione, mettono fretta dando pochi secondi per agire. Fortunatamente Pino Bonato è riuscito, conclusa la chiamata, a riordinare le idee e agire nel modo più corretto.“Nel frattempo ho chiamato l’azienda dove lavora mio figlio. Il tempo di attesa della telefonata è stato interminabile e tesissimo. Mio figlio era al lavoro! Dalla ‘Questura di Vicenza’ non mi hanno più richiamato.”

Laura San Brunone

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