Cosa comporta generare una vita orbitando attorno a un pianeta a centinaia di chilometri dalla sua superficie, o viaggiando attraverso lo spazio in assenza di gravità? La risposta potrebbe essere contenuta in una ‘scatola hitech’ tutta italiana, appena rientrata dalla Stazione spaziale internazionale. Si tratta del MiniLab, un laboratorio scientifico in miniatura lanciato lo scorso 7 novembre dalla base spaziale Wallops in Virginia (USA) a bordo del razzo ANTARES nell’ambito della missione MINERVA dell’astronauta ESA Samantha Cristoforetti. Al suo interno c’è OVOSPACE, un esperimento frutto dell’accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’università La Sapienza di Roma, che è stato ideato dal team di del Dipartimento di Medicina Sperimentale e ingegnerizzato dalla società ALI nei laboratori del Polo Tecnologico Aerospaziale “Fabrica dell’Innovazione” , a Napoli Est.

E proprio nella struttura campana, giovedi 16 febbraio il Minilab è stato aperto dando il via alla fase di analisi dei risultati. Obbiettivo dell’esperimento è stato quello di studiare l’effetto della microgravità sulla fertilità. Per farlo, gli scienziati della Sapienza hanno collocato due tipi di cellule ovariche bovine (cellule della teca e cellule della granulosa, responsabili della produzione di androgeni e della loro trasformazione in estrogeni) in un mini laboratorio tecnologico capace di garantirne la sopravvivenza in maniera automatizzata. Le cellule hanno viaggiato nell’hardware di volo attraverso l’atmosfera per giungere sulla Iss e rimanere in orbita per 72 ore. Dopodiche sono state congelate, sempre all’interno del MiniLab, in attesa del loro rientro sulla Terra.

Ora, nelle strutture di ricerca italiane, sotto la guida di Mariano Bizzarri del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma “La Sapienza” e del Prof. Andrea Fuso, si studierà l’effetto della microgravità sulla capacita di maturazione di tali cellule responsabili della riproduttiva femminile.
Intanto l’Agenzia spaziale italiana ha confermato il pieno successo tecnologico e scientifico della missione che rappresenta il primo, importante, passo nella comprensione del comportamento di queste cellule in ambiente spaziale e su come questo influisca sulla loro corretta formazione.
I risultati di OVOSPACE aiuteranno a svelare aspetti importanti per lo sviluppo di terapie contro l’infertilità e a garantire salute e benessere di futuri equipaggi che parteciperanno a missioni di insediamento umano e di lunga permanenza nello spazio.

Per Mario Cosmo, direttore Scienza e Ricerca dell’Asi, “l’ottimo risultato di OVOSPACE conferma l’impegno e la competenza italiana presso i partner internazionali con cui l’ASI è impegnata a costruire il futuro dell’esplorazione umana dello spazio”.
“Il successo della missione premia un metodo di lavoro basato sulla stretta collaborazione tra imprese, centri di ricerca e università- commenta Giovanni Squame, Presidente della società Spaziale ALI – e rappresenta un riconoscimento all’impegno alla professionalità delle nostre maestranze e un fondamentale contributo alla ricerca spaziale che viene dal Sud del paese”.

 

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