“Se non possono i genitori, lo facciano i nonni”. Chiude così, per il momento, il ministro all’istruzione Fedeli la querelle sul portare, e andare a prendere, i ragazzi  a scuola.

Mentre la questione prende la via del Parlamento, fa discutere ed anima non poco le famiglie che saranno obbligate ad accompagnare a scuola i propri figli fino alle medie, o quanto meno fino ai 14 anni.

“Lo dice la legge – liquida così la questione il ministro nella trasmissione Tagadà – I genitori dovranno stare ben attenti a non incorrere nella mancata assunzione di responsabilità nei confronti dei propri figli”.

Cosa è successo
Alla base delle dichiarazioni del ministro Fedeli, una baraonda di circolari scolastiche emesse dai presidi delle scuole che, volendosi togliere l’impiccio della responsabilità della vigilanza stabilita dalla Suprema Corte, comunicavano alle famiglie che o andavano a riprendersi i figli al suono della campanella, o gli studenti a casa da soli non ci tornavano, rimanendo a scuola.

fedeli

La Cassazione, infatti, ha stabilito che non è esclusa la responsabilità della scuola nel caso un minore si faccia male nel percorso scuola-casa.
Ribadendo come, nel caso di un allievo di 11 anni investito da un autobus e quindi al di fuori del perimetro scolastico, in capo all’istituto scolastico permaneva l’obbligo di vigilanza in forza del regolamento scolastico.

Oltre alle difficoltà oggettive che una madre e un padre possano incorrere, se non hanno altra persona da delegare, nel chiedere ogni giorno una pausa al datore di lavoro per andare a recuperare il figlio a scuola, torna al centro dell’attenzione la questione dell’autonomia personale dell’individuo, non di certo agevolata da circolare scolastica che, più che badare all’incolumità di uno studente, è volta ad abortire ogni  pretesto che determini una richiesta di risarcimento in caso di incidente.

Ma anche sul percorso di autonomia, a trecentosessanta gradi,  di un ragazzino di 11 o 13 anni, la prima donna del Miur ha trovato la sua personale soluzione: “La facciano di pomeriggio”. Non a scuola e men che meno camminando sul marciapiede che li riporta a casa.

Anche Renzi dice la sua
Ma i genitori d’Italia stiano tranquilli, ci pensa Renzi che sciabola l’ennesimo tweet: “Il mondo politico parla di legge elettorale, Banca d’Italia, polemiche. Ma basta entrare in una chat di genitori di ragazzi delle medie per capire che stamani l’Italia discute di altro. Quando ho letto che noi genitori siamo obbligati a riprendere i figli da scuola sono rimasto allibito”.

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“Poi, studiando la vicenda e la pronuncia della Cassazione, ho capito meglio i termini della questione. La buona scuola non c’entra niente a dispetto delle bufale fatte girare ad arte. Il punto è che la legislazione italiana tutela il minore, e fa benissimo, ma dimentica l’autonomia che è valore educativo e pedagogico importantissimo. Ho chiesto a Simona Malpezzi, responsabile del dipartimento scuola del Pd di cambiare la legge e di presentare già la settimana prossima un emendamento per modificare le regole: siano i genitori a scegliere e ad assumersi le responsabilità. Senza scaricarle sui professori, ma senza costringere per forza un ragazzo di terza media a farsi venire a prendere a scuola”.

Nel frattempo
Aspettando che venga fatto chiarezza, mamme e papà dovranno ripiegare su altre soluzioni, come ad esempio il pulmino comunale o il  piedibus, oppure  dovranno fare appello ai nonni, sempre che non lavorino ancora per volere della Fornero.

Paola Viero

 

 

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