“Abbattere muri, costruire ponti”, questo il titolo del presepio di quest’anno, proposto dalla parrocchia del Duomo di Thiene, che riprende il messaggio di Papa Francesco, nella ricorrenza del venticinquesimo anniversario della caduta del muro di Berlino.

Con un sottotitolo: “costruiamo ponti di fraternità e di pace”.

 

Da alcuni anni l’apertura del presepio, alla messa di mezzanotte, desta sempre maggiore curiosità ed interesse in tutto il thienese e non solo. Le migliaia di persone che si accostano ai vari sacramenti e visitano il presepio rimangono estasiati dalla bellezza e dalla particolare cura ed attenzione ai dettagli. Puntualmente i cosiddetti “presepianti”, come li ha definiti il parroco Don Livio Destro, non smettono di stupire per la loro creatività e genialità nell’allestire la scena della natività rendendola carica di importanza e di attualità.

E quest’anno, in maniera quanto mai significativa, sono riusciti ad esprimere ciò che maggiormente colpisce in questo periodo l’animo umano: la difficoltà a relazionarsi con gli altri, quasi l’impossibilità ad abbattere i muri della divisione e della chiusura in se stessi anziché provare a costruire dialogo, che porta alla fraternità ed alla pace.

Quale migliore esempio poteva costituire la caduta del muro di Berlino? Con un dettaglio in più! Il muro è costruito in modo tale per cui chiunque lo desidera può lasciare il proprio messaggio, le proprie sensazioni, scritte in un foglietto, da infilare fra le fessure del muro, come nel muro del pianto di Gerusalemme. E sono già qualche centinaio le persone che hanno presentato a Gesù Bambino le proprie speranze, le proprie difficoltà, magari tramite San Gaetano, patrono della provvidenza, che domina il presepio dall’alto dell’altare a lui eretto. E come ha affermato il Papa: “preghiamo perché si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo”.

Durante le omelie delle messe di Natale, Don Livio ed i suoi confratelli, Don Mattia e don Lino, hanno puntato molto sull’importanza di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà economiche e spirituali, ma di aprire le porte all’incontro con il prossimo, all’accoglienza di chi cerca dialogo, ad andare verso chi sappiamo sofferente.

Merito particolare ai “presepianti” che hanno saputo interpretare al meglio il messaggio di pace e fraternità, con l’intelligenza e la raffinatezza di chi vive e conosce profondamente la realtà e sa proporre speranza e possibili soluzioni a chi ha il cuore libero.

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