“Si vanno facendo sempre piu’ restrittive le misure di sicurezza per i piu’ giovani; la variante inglese si sta diffondendo velocemente anche in ambienti che finora erano sembrati scarsamente toccati dal virus. L’universo dei giovani, soprattutto nella fascia 10-16 anni, quella della pre-adolescenza e della adolescenza, e’ ora sotto la stretta minaccia di un virus che a questo punto sembra non guardare in faccia nessuno. Dopo aver fatto strage di anziani, ora la sua attenzione e’ rivolta alle fasce piu’ giovani. Quelle che per definizione sembrano le meno attente alle misure di sicurezza elementari finora sollecitate dal ministero della Salute e dal suo Cts”. Lo dice Paola Binetti, senatrice dell’Udc, che continua: “La mascherina appare un vincolo che rallenta la spontaneita’ e l’immediatezza dei rapporti sociali e la distanza fisica sembra riproporre quell’atmosfera del tutto particolare che accompagna incontri e confronti via Skype o in webinar. I giovani resistono all’ipotesi di restare chiusi in casa davanti allo schermo del loro computer; ma finora le circostanze che avevano caratterizzato la diffusione del virus, sembravano dar loro ragione. Oggi non e’ piu’ cosi’ e il virus ha scoperto in loro un bersaglio facile da raggiungere, per cui tutta la problematica scolastica sembra caricarsi di ostacoli sempre piu’ difficili da risolvere o da aggirare. Ma che scuola e’ questa scuola- domanda Binetti- che invece di ridurre le differenze economico-sociali, offrendo un ascensore in grado di liberare energie nuove, di valorizzare talenti non ancora scoperti, in realta’ esaspera ed accentua questo gap tra nord e sud; tra centro e periferie; tra zone con infrastrutture digitali efficaci e zone in cui la connessione e’ scadente e cade fin troppo spesso?”

“Sono proprio i diritti delle nuove generazioni che non sono stati tenuti nella giusta osservazione. Il vulnus si e’ innestato nella falsa convinzione che la pandemia, anche se intensa, sarebbe durata poco. E’ molto diverso affrontare una corsa di velocita’: 100 metri, ancorche’ con ostacoli, rispetto ad una maratona. E questa pandemia assomiglia ogni giorno di piu’ ad una maratona per la quale manca allenamento sia ai docenti che ai genitori, con la conseguenza che i ragazzi piu’ fragili ne pagano il prezzo piu’ alto. Si e’ creato un gap multidimensionale- continua Binetti- quale non si era mai visto. Un gap tra ragazzi in buona salute e ragazzi che soffrono di una qualche patologia, spesso piu’ unica che rara. Un gap che privilegia le scuole ad indirizzo tecnico-informatico rispetto a quelle con un respiro umanistico, consolidato nel tempo. Le prime hanno risorse e competenze, materiali e metodi che le tutelano piu’ e meglio. Che scuola e’ quella in cui gli insegnanti di sostegno hanno piu’ bisogno loro di essere sostenuti di quanto non riescano a fare con i ragazzi in difficolta’?. La loro precarieta’, la loro mancanza di strumenti, la loro preparazione punta spesso soprattutto su di un approccio relazionale, impossibile ricreare in questo periodo. Per non parlare di quella fatica cronica a cui sono esposti questi genitori che combattono h24, sempre in prima linea, per ricordare alle istituzioni i diritti dei propri figli. Diritti che se non fossero puntualmente sollevati proprio dai loro genitori resterebbero spesso del dimenticatoio”. Binetti conclude: “La pandemia non accenna a diminuire; le scuole restano sempre piu’ spesso chiuse; e i ragazzi sono sempre piu’ frequentemente colpiti. Ma per loro c’e’ solo una attenzione frammentaria; non hanno neppure la vaga soddisfazione di un tavolo tecnico strutturato su misura per i loro bisogni. Vivono in un limbo di blando interesse, che si accende solo su pressione dei genitori, ma poi si esaurisce velocemente. E questa e’ la nostra piu’ grave responsabilita’ verso quelle nuove generazioni che stanno aspettando che qualcuno dia loro una mano. Come e’ loro diritto e nostro dovere”.

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