In tre secoli, l’uomo ha trasformato fisicamente i tre quarti dell’ambiente naturale del Pianeta: nel 1700, più della metà dell’intera biosfera si trovava in condizioni selvatiche, mentre il 45% era in uno stato seminaturale, con modeste trasformazioni del suolo, dovute ad agricoltura e insediamenti umani. Nel 2000, invece, le foto satellitari mostrano che la maggior parte del Pianeta è interessata da aree agricole e altri ecosistemi condizionati dall’attività umana, meno del 20% si trova in uno stato seminaturale e solo un quarto può essere considerato in una situazione selvatica.

 

Per sostenere una popolazione attuale di più di 7 miliardi di abitanti, infatti, il 43% della superficie delle terre emerse è già stato convertito ad agricoltura, infrastrutture e aree urbane. La crescita della popolazione, prevista di 9 miliardi al 2045, fa ipotizzare uno scenario nel quale almeno metà delle terre emerse saranno profondamente modificate già entro il 2025. Una grande ‘fabbrica globale’ che, secondo gli studiosi di scienze della Terra, sta portando il Pianeta al collasso: di questo passo non mancherà molto al raggiungimento del punto critico (il cosiddetto ‘Tipping Point’), basato proprio sull’entità delle modificazioni dei sistemi naturali.

”A fronte di un costante aumento della popolazione mondiale dobbiamo agire per ridurre il consumo pro capite delle risorse e l’utilizzo di combustibili fossili, rafforzando l’efficienza energetica e quella relativa alla produzione e distribuzione del cibo. Il sistema alimentare deve basarsi sull’ecoagricoltura, come documentano tutti i rapporti internazionali sull’argomento, cioè pratiche agricole che rispettino la biodiversità locale, i regimi idrici, la rigenerazione del suolo e tutti i servizi che gli ecosistemi offrono al benessere umano”, spiega Gianfranco Bologna, direttore Scientifico del Wwf Italia.

 Il cibo, consumato e sprecato, gioca infatti un ruolo di primo piano visto l’impatto ambientale della filiera produttiva che va dal consumo di suolo e di biodiversità all’utilizzo di acqua e imballaggi, dai trasporti alle emissioni. E’ l’allarme lanciato dal Wwf Italia, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e a seguito dell’incontro sulla sfida mondiale dell’alimentazione tenutosi nei giorni scorsi all’Ambasciata Italiana degli Stati Uniti a Washington, tra Gianfranco Bologna e Lester Brown, presidente dell’Earth Policy Institute.

 Durante l’incontro è stato evidenziato come le riserve strategiche mondiali di cereali, alla fine di questa stagione di raccolta, si sono ridotte ulteriormente, rendendo la situazione alimentare ancora più precaria, così come avevano mostrato i primi segnali nel 2008 come il raddoppio dei prezzi. Da questo punto di vista, la riforma della Politica Agricola Comune (Pac) in discussione al Parlamento europeo è un’opportunità che i Paesi dell’Unione Europea devono saper cogliere per aumentare la sostenibilità ambientale delle filiere agricole attraverso il rafforzamento delle azioni per lo sviluppo rurale per la conservazione della biodiversità, la gestione sostenibile delle risorse idriche e il contrasto ai cambiamenti climatici.

 Un’agricoltura più sostenibile per l’ambiente può essere oggi garantita solo rafforzando il ruolo multifunzionale delle imprese agricole, che proprio attraverso modelli di gestione ecocompatibili contribuiscono alla riduzione del rischio idrogeologico, al ripristino degli habitat naturali e adattamento ai cambiamenti climatici. (adnkronos)

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