Con il superamento della soglia minima di casi, certificato dal Centro Europeo di Controllo delle malattie, la stagione influenzale praticamente inizia ora. La considerazione, avvertono gli esperti vale anche per l’Italia, e nel nostro paese il virus trova un terreno ancora più fertile per i bassi tassi di vaccinazione seguiti alla vicenda del Fluad, il vaccino ritirato e poi ‘scagionato’ dall’Aifa.

 

”La stagione sembra iniziare ora – si legge nel bollettino settimanale – visto che la proporzione di campioni ‘sentinella’ positivi al virus ha superato la soglia del 10%, nonostante la maggioranza dei paesi stia comunque avendo un’attività influenzale di bassa intensità”. In Italia la soglia è stata superata già nella settimana tra il 22 e il 28 dicembre, come sottolineato dal bollettino della rete Influnet che ha registrato un tasso di casi superiore a 2,36 ogni 100mila assistiti.

Anche se il picco dovrebbe arrivare fra qualche settimana, in genere a fine gennaio, è un po’ tardi per vaccinarsi secondo Carlo Signorelli, presidente della Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva (Siti). ”In genere consigliamo di farlo entro il 15 dicembre, arrivando al massimo a fine anno – spiega -. Questo vale per la vaccinazione ‘di massa’, mentre a questo punto diventa una scelta individuale. Qualche medico potrebbe consigliarlo a qualche paziente particolare, ad esempio le donne in gravidanza”. Secondo Signorelli l”effetto Fluad’, con un calo delle vaccinazioni, c’è stato sicuramente.

”Secondo alcune segnalazioni di fatto dopo metà novembre le vaccinazioni si sono arrestate – afferma – questo potrebbe voler dire che da un 50-55% di vaccinati, una cifra già bassa, si è arrivati al 40. Nelle prossime settimane si vedrà come questo si traduce nel numero di pazienti e di ricoveri”. La stima è condivisa da Govanni Rezza, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità. “Al momento si possono fare solo delle congetture, sulla base delle notizie che si hanno di un calo delle vaccinazioni piuttosto sostenuto – spiega Rezza -. Un calo del 20% nei vaccinati totali corrisponderebbe a circa due milioni di persone in meno. Certo, un problema in più è che noi partivamo da valori già bassi”.

La stagione influenzale, afferma l’esperto, per ora è partita un po’ in sordina. ”Prevederne l’andamento però è impossibile – sottolinea -. Quello che possiamo dire è che, contrariamente a quanto sta avvenendo negli Usa, da noi per ora prevale l’influenza di tipo A H1N1, che corrisponde perfettamente a quella del vaccino, e non la A H3N2, che invece è leggermente diversa”.

Proprio negli Usa si sta facendo i conti con il rischio che la stagione influenzale sia particolarmente pesante, proprio per le mutazioni nel virus prevalente. Per aumentare il tasso di vaccinazioni alcuni stati, riferisce il New York Times, hanno fatto ricorso a misure draconiane. in Connecticut e New York, ad esempio, i bambini in età prescolare potrebbero non essere riammessi a scuola se non hanno fatto il vaccino.

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