La pentola in ebollizione rappresentata dalla nomina del nuovo capo del governo italiano è in mano al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, compito arduo perché occorre valutare le scelte parlamentari: quale la maggioranza? Soltanto questa potrà stabilire chi siederà a capo di Camera e Senato, Matteo Salvini o Luigi Di Maio?
Forza Italia e Lega non hanno raggiunto la maggioranza assoluta, neanche il M5s, e Mattarella potrebbe così tardare nell’indicare a breve giro un presidente del Consiglio incaricato. Addirittura optare per una soluzione tampone: un premier di garanzia.
Su Salvini, leader di un partito poco incline alle politiche europee, rimane difficile ipotizzare possa essere a capo di un governo di larghe intese.
Su tutt’altra sponda parrebbe Di Maio, che già in campagna elettorale dichiarò: “Non parlerò molto di Unione europea perché l’Ue non è politica estera ma la casa naturale del nostro Paese e anche del M5S. E’ l’alveo naturale dentro il quale l’Italia deve continuare a sviluppare le sue relazioni economiche e politiche”. Eppure insieme ce la farebbero: avrebbero circa 170 seggi al Senato, 350 alla Camera, ma Salvini non pare disponibile ad un’alleanza.
Luigi Di Maio potrebbe girarsi dall’altro lato e avere l’appoggio del centrosinistra e farcela con i deputati di Pd e Liberi e Uguali, ma anche Renzi pare refrattario.
Ma tra i due litiganti potrebbe spuntare un nome fuori dal cartellone, in caso di mancata intesa tra i partiti. Oppure un premier tecnico, di garanzia, che consenta la governabilità.
Di certo si deve attendere la formazione del Parlamento. Entro 20 giorni dal voto, quindi il 23 marzo, dovranno essere nominati i rispettivi presidenti di Camera e Senato. Per il presidente della Camera, dal quarto scrutinio in poi per la sua nomina è sufficiente la maggioranza semplice. Per il Senato, nelle prime due elezioni serve la maggioranza assoluta dei senatori, nella terza dei senatori presenti, dalla quarta in poi si va al ballottaggio tra i due più votati. Dunque dovremmo avere i due presidenti e si formeranno i gruppi parlamentari. A fine marzo, primi di aprile iniziano le consultazioni a seguito delle dimissioni del governo Gentiloni.
Insomma, tante le ipotesi sul nuovo governo, e Mattarella deve scongiurare il pericolo di nuove elezioni tramite lo scioglimento delle Camere. La maggioranza prima possibile.
P.V.