Nel primo trimestre del 2021 il Veneto ha registrato un saldo positivo per 20.200 posizioni lavorative dipendenti, un risultato nettamente migliore rispetto a quello dell’analogo periodo del 2020 (+2.400), ma ancora distante da quello del 2019 (+30.500). Segnali incoraggianti anche sul fronte economico: le ultime stime di Prometeia vedono una crescita del Pil regionale al +5,5% nel 2021 e al +4,5% nel 2022, grazie anche alla ripresa delle esportazioni che stanno tornando sui livelli pre-crisi. I dati del Sestante, la pubblicazione trimestrale dell’Osservatorio mercato del lavoro che allarga al settore pubblico e a tutte le tipologie contrattuali l’analisi delle dinamiche occupazionali diffuse mensilmente con la Bussola, dunque “confermano i primi segnali di ripresa del mercato del lavoro Veneto, che nei primi mesi del 2021 è rimasto tuttavia ingessato per effetto delle restrizioni anti-Covid e delle misure di tutela dei posti di lavoro tuttora in vigore, quali cassa integrazione e divieto di licenziamento”. Le assunzioni, 151.300, sono il 26% in meno rispetto al periodo pre-crisi, le cessazioni il 24,6%. Il recupero degli ultimi mesi è stato in parte inficiato dalla quasi totale cancellazione delle attività turistiche invernali e dalle limitazioni per ristorazione, attività culturali e intrattenimento. Nel primo trimestre la flessione della domanda di lavoro nei servizi turistici si è mantenuta alta, attorno al 75%. Con l’evolversi della campagna vaccinale e le riaperture in atto è tuttavia prevedibile un rimbalzo della domanda di lavoro anche in questi settori.
La crescita dei posti nel primo trimestre dell’anno ha interessato prevalentemente gli uomini (+13.900 posizioni lavorative rispetto alle +6.300 delle donne) e i lavoratori di nazionalità italiana (+12.600).
A livello settoriale, in Veneto il saldo occupazionale segna un valore positivo per agricoltura (+4.700), manifatturiero (+3.300), costruzioni (+2.300) e, tra i servizi, l’istruzione (+2.700). Tra i pochi settori con saldo negativo restano il turismo, che perde altri 2.400 posti di lavoro, il commercio, il tessile-abbigliamento e l’occhialeria. Tutte le province chiudono il trimestre con un saldo positivo, seppure su valori inferiori rispetto al 2019, tranne che per Belluno e Vicenza, e con un generalizzato calo delle assunzioni. Flessione particolarmente accentuata a Venezia (-54%), minima a Rovigo (-1,6%) e Belluno (-2,2%). Segnali di ripresa sono confermati dall’andamento del lavoro somministrato, che registra nel trimestre un saldo positivo per 5.700 posizioni lavorative e vede ridursi la flessione delle assunzioni al -17%, mentre il lavoro intermittente (o a chiamata) denota le difficoltà del settore turistico, nel quale è particolarmente diffuso, e mostra un calo delle attivazioni del 42% rispetto al 2019. I livelli di disoccupazione si mantengono in calo, soprattutto per la diminuzione degli inoccupati (-38%) ovvero di persone, prevalentemente giovani, alla ricerca del primo impiego e per le quali la situazione di difficoltà del momento costituisce un fattore di scoraggiamento nell’affacciarsi sul mercato del lavoro. In calo anche i disoccupati veri e propri, persone che hanno perso un lavoro, “chiaro sintomo che il divieto di licenziamento e la larga estensione della cassa integrazione hanno limitato gli ingressi in stato di disoccupazione”, dice il report. Complessivamente, nel primo trimestre 2021, ai Centri per l’impiego del Veneto sono state rilasciate 26.400 dichiarazioni di immediata disponibilità, il 23% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
Agenzia Dire
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