Sette ore per (letteralmente) raddrizzare una schiena. Si incurvava di 90 gradi a causa di una forma combinata di scoliosi e cifosi (cifoscoliosi idiopatica) ed è stata riportata alla sua posizione naturale, aumentando l’altezza di una giovane ragazza di 15 centimetri ed eliminando le cause di anni di dolore e progressive limitazioni ai movimenti e di rischi sempre più alti di compromissione di organi vitali. È grazie a questo intervento eseguito all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna che quattro mesi fa, a novembre, è letteralmente cominciata una nuova vita per Linda (nome di fantasia), una ragazzina di 15 anni. A cambiare per sempre il suo destino è stato un intervento eseguito dall’equipe della Chirurgia vertebrale diretta da Alessandro Gasbarrini. Un’operazione molto complicata, basti pensare che in America avrebbe un costo di oltre un milione di dollari.
“L’intervento è stato complesso e delicato– spiega proprio Gasbarrini- perché l’incurvatura arrivava a piegare la colonna vertebrale di 90 gradi: immaginate la colonna che di norma è dritta e invece a metà schiena devia formando un angolo retto. A questo si sommava un’ulteriore deviazione dell’osso piegato in avanti nella cassa toracica”. Durante l’intervento è stata rimossa una vertebra toracica e sono state inserite viti e barre metalliche nelle vertebre vicine per mantenerle nella posizione corretta. La vertebra rimossa è stata sostituita con una protesi vertebrale in titanio.
All’arrivo in reparto, dopo cinque giorni in terapia intensiva post intervento, Linda si è potuta alzare in piedi: è subito iniziato il percorso di riabilitazione, proseguito poi a casa. Oggi è di sole due sedute alla settimana, perché Linda ha recuperato la funzionalità completa essendosi il corpo abituato alla nuova anatomia della schiena, mentre prima di essere operata faticava anche a lavarsi i capelli da sola.
“Per sottoporsi a un intervento come questo negli Stati Uniti d’America serve oltre un milione di dollari– precisa il direttore generale del Rizzoli Anselmo Campagna- può sembrare incredibile ma abbiamo visto i preventivi fatti a nostri pazienti che prima di arrivare al Rizzoli, ospedale di ricerca pubblico, si sono rivolti a centri nordamericani. La ragion d’essere del nostro Istituto è proprio questa: garantire a chiunque ne ha bisogno l’eccellenza di cura, raggiunta attraverso ricerca e specializzazione, che è in grado di rispondere a situazioni di massima criticità”.