Torneranno i giudizi da “insufficiente” a “ottimo”. Per le superiori verrà introdotta la votazione in decimi per la valutazione periodica e finale degli apprendimenti.

Il panorama educativo italiano si appresta a vivere una svolta epocale con l’avvento dell’anno scolastico 2024/2025. Un emendamento legislativo promette di riscrivere le regole della valutazione scolastica nelle scuole primarie, segnando un passaggio definitivo dai “giudizi descrittivi” a “giudizi sintetici” più snelli e diretti. Questo cambiamento, frutto di un compromesso tra le forze di maggioranza, mira ad annullare l’effetto della riforma Azzolina del 2020, teatro di ampie controversie e discussione. Il dibattito politico si è acceso attorno alle dichiarazioni della sottosegretaria Frassinetti e dei parlamentari di Fratelli d’Italia, i quali hanno manifestato una preferenza per un ritorno alla valutazione numerica, non contemplata, tuttavia, nella riforma attuale. La riforma si propone di ottimizzare la rappresentazione del rendimento scolastico, affinando gli strumenti a disposizione degli insegnanti per un monitoraggio più efficiente e meno gravoso dei progressi educativi. La valutazione diventerà quindi un’espressione concisa del livello di apprendimento, con particolare attenzione alle modalità di valutazione per i vari periodi scolastici, che saranno stabilite da un’ordinanza ministeriale. L’obiettivo è chiaro: semplificare il processo valutativo, rendendolo più aderente alle reali competenze acquisite dagli studenti, e al contempo alleggerire il carico di lavoro dei docenti, affinché possano concentrarsi maggiormente sul supporto individuale agli studenti. Le reazioni a questa svolta sono miste. Da un lato, vi è chi accoglie favorevolmente la semplificazione del sistema valutativo come un miglioramento dell’efficienza e della praticità. Dall’altro, si leva la preoccupazione di coloro che temono la perdita di un approccio valutativo olistico e informativo. In questa fase di transizione, la comunità educativa, composta da insegnanti, studenti e genitori, attende con interesse ulteriori dettagli implementativi. In retrospettiva, il sistema di valutazione ha navigato tra diverse filosofie educative e bisogni sociali, mutando forma e sostanza nel corso degli anni. A partire dal 2008, si è assistito a una serie di trasformazioni: dai giudizi qualitativi ai voti numerici, e successivamente ai giudizi descrittivi introdotti dalla riforma del 2020. Ora, l’era dei giudizi sintetici si annuncia come un nuovo capitolo nella storia dell’istruzione primaria in Italia, segnando il quarto cambiamento di rilievo in meno di vent’anni. Il futuro dell’istruzione primaria italiana è in bilico tra la continuità di un’evoluzione valutativa e l’incognita di come questa riforma influenzerà l’esperienza educativa quotidiana. Mentre le nuove politiche vengono discusse e plasmate, rimane aperta la questione su come i cambiamenti saranno recepiti sul campo e quale sarà il loro effetto sulla qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento nelle scuole primarie del paese.

V.R

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