La morte di un passeggero in macchina sarà colpa del guidatore se la vittima era senza cintura. Lo ha deciso la Cassazione, che ha annullato la sentenza di assoluzione di Letizia D., una 29enne di Alatri accusata di omicidio colposo perché – mentre era al volante di una Fiat Punto la notte del 31 dicembre 2015 – era finita fuori strada dopo che un cane randagio le si era parato di fronte e nell’incidente era morto sul colpo un suo amico.
Secondo i supremi giudici la ragazza «non aveva preteso dai passeggeri, prima di mettersi in marcia, che indossassero la cintura» e per questo hanno disposto un nuovo giudizio davanti alla Corte d’appello di Roma. La fonte è quella del noto quotidiano Il Messaggero.
I fatti
A perdere la vita nel 2015 fu Gianmarco Ruspantini, un ragazzo che aveva compiuto 18 anni quattro giorni prima, si trovava a bordo della Fiat Punto insieme a tre amiche. L’amica che era al volanta, Letizia, era stata assolta dall’accusa di omicidio colposo. Viaggiava sulla Statale 115 per Fiuggi nei limiti di velocità consentiti, ma aveva dovuto sterzare all’improvviso per evitare un cane che le si era parato davanti. Gianmarco era stato l’unica vittima. Le altre due ragazze, compresa la conducente, furono trasportate in ospedale in codice rosso, ma si salvarono.
Secondo il perito nominato dal Tribunale, «era verosimile ritenere che l’utilizzo della cintura di sicurezza avrebbe ragionevolmente impedito» il decesso del ragazzo, in quanto sarebbe rimasto ancorato al sedile e non sarebbe stato sbalzato fuori dal finestrino. Un anno fa veniva assolta con furmula piena dal tribunale di Frosinone. Adesso è arrivata la sentenza della Cassazione che ha annullato l’assoluzione, accogliendo il ricorso della procura generale. E non è sufficiente come giustificazione per «escludere il nesso causale» tra la condotta negligente della ragazza e la morte del suo amico, il fatto che non vi fossero dei segnali acustici ad allertarla del mancato uso della cintura da parte di chi era seduto dietro.
