Non è solo una polemica social: è lo specchio di come la montagna venga spesso fraintesa. Al Rifugio Bruto Carestiato, 1.834 metri di autenticità sotto le vertiginose pareti della Moiazza, un semplice panino ha acceso un caso nazionale. Da un lato il cliente che lo ha definito «sconsigliatissimo» parlando di prezzi alti, personale scostante e sentiero “allucinante”; dall’altro la replica del gestore: «Non siamo un autogrill, ma un rifugio alpino. Un panino con 150 grammi di affettato a 4 euro non è caro, soprattutto quassù». La struttura è deliziosa e ben tenuta, con diversi posti a sedere al coperto e altri sulla terrazza, ed è di proprietà della sezione agordina del Cai, che cura anche – su base volontaria – la manutenzione dei sentieri della zona. Il gestore da 16 anni è Diego Favero, capo del Soccorso alpino di Agordo, che con la famiglia apre le porte del rifugio ad alpinisti, ciclisti ed escursionisti durante l’estate e nei fine settimana d’inverno. Il panorama mozzafiato sulla conca agordina e sulle sue vette incanta lo sguardo; volgendo gli occhi all’indietro, domina la maestosità della Moiazza che abbraccia il rifugio, posto lungo il percorso dell’Alta Via numero 1 e quindi frequentatissimo da turisti provenienti da tutto il mondo. L’episodio citato risale a metà mattina: al cliente, che chiedeva un panino alle 10.30, era stato inizialmente risposto che la cucina era occupata nei preparativi del pranzo, salvo poi vederne serviti poco dopo ad altri clienti. La spiegazione è arrivata dagli stessi gestori: «Anzitutto ci scusiamo se la ragazza al banco è andata in cucina a chiedere se c’erano panini; siccome il pane per i panini farciti viene comperato al forno fresco tutti i giorni o quasi, voleva appurarsi che la richiesta fosse esaudita». La replica del rifugio non si è fatta attendere, ed è stata condivisa pubblicamente: «Non siamo un autogrill ma un rifugio di montagna sotto la Moiazza – ha sottolineato Diego Favero –. Un panino farcito con 150 grammi di affettato a 4 euro non può essere considerato caro, soprattutto in quota». E ancora: «Se non si è in grado di cogliere l’impegno che mettiamo ogni giorno, allora meglio fermarsi in autogrill e pagare 8 euro un panino confezionato».

Il rifugio ha inoltre ricordato le difficoltà logistiche di lavorare a quasi 2.000 metri, dove approvvigionamenti e organizzazione richiedono sforzi ben diversi rispetto alla pianura: «Le critiche costruttive le accettiamo volentieri – hanno ribadito – ma non le prese in giro». Parole che hanno fatto il giro dei media, da Il Gazzettino a Il Messaggero, fino a Radio Più e al Giornale del Trentino, raccogliendo centinaia di commenti di solidarietà ai gestori. A intervenire è stato anche il presidente del Cai Veneto, Francesco Abbruscato: «Un rifugio non è un albergo, né tantomeno un autogrill.

La rete Cai non è una catena commerciale, ma un presidio culturale e ambientale». L’episodio, avvenuto a Ferragosto, racconta molto più di una recensione infelice. È il segno di una frattura crescente: da una parte chi cerca in quota i servizi della pianura, dall’altra chi ricorda che la montagna vive di regole, fatica e rispetto. E proprio i social hanno ribaltato il verdetto: tra i commenti prevalgono le voci di chi difende il rifugio. «Se il sentiero è allucinante, forse non hai mai fatto un rifugio», scrive un utente. «Io qui mangio meglio che in certi stellati, e con più cuore», aggiunge un altro. Il caso Carestiato ci obbliga a una riflessione: la montagna non è un luogo da consumare, ma da vivere e rispettare. Non tutto deve piegarsi alle logiche del turismo mordi e fuggi, che pretende comodità ovunque e comunque. Un rifugio non è un ristorante di città, ma una casa di pietra e legno che resiste al vento, alla neve e alla solitudine dell’alta quota. È presidio culturale, memoria storica, punto d’appoggio vitale per chi sale. E allora, forse, la vera domanda non è se un panino costi troppo, ma se sappiamo ancora riconoscere il valore di ciò che la montagna offre. Perché un sentiero “allucinante” può essere faticoso solo per chi non ha occhi allenati a guardare in alto.

di Redazione AltovicentinOnline

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