C’era una volta, sul Lago di Garda, un terreno incolto. E c’erano due uomini senza alcuna esperienza nel mondo del divertimento, ma con una visione chiara e un sogno più grande di loro. Uno si chiamava Livio Furini, imprenditore veronese reduce da un viaggio in California, dove aveva visto con i propri occhi Disneyland. L’altro era Giorgio Tauber, un giovane che lavorava in un campeggio della zona. Da quell’incontro casuale, nacque una delle avventure più iconiche dell’intrattenimento italiano: Gardaland.
Era il 1972. Tre anni dopo, il 19 luglio del 1975, apriva le porte al pubblico il primo vero parco a tema d’Italia. Nessuno in Europa aveva ancora osato tanto: costruire non solo giostre e attrazioni, ma un universo coerente, immersivo, curato nei dettagli e pensato per trasportare i visitatori in un altro mondo.
1975: il debutto di un sogno all’italiana
Alla sua inaugurazione, Gardaland era un piccolo mondo fantastico di 90mila metri quadrati, con dieci attrazioni principali e una manciata di giochi minori. L’ingresso costava 1.750 lire, circa 11 euro di oggi. C’erano trenini, cavalli veri, paesaggi western e fiabeschi, un piccolo villaggio animato da personaggi delle favole, un canyon da attraversare a cavallo e il famoso TransGardaland Express, il trenino che ancora oggi accompagna i visitatori lungo il perimetro del parco originario.
Nonostante i mezzi limitati e la semplicità delle attrazioni, il parco colpì fin da subito per la sua capacità di stupire. Un castello all’ingresso, un orologio floreale, un safari africano con animali meccanici e un labirinto giapponese: nulla era lasciato al caso. L’obiettivo non era solo far divertire, ma raccontare storie, creare atmosfere, portare il pubblico fuori dal tempo e dallo spazio.
La crescita, l’espansione e la trasformazione in resort
Con gli anni, Gardaland si è espanso, adattato, modernizzato. Oggi occupa 445mila metri quadrati e ospita 40 attrazioni suddivise in aree tematiche. È passato da parco per gite giornaliere a resort turistico completo, con hotel, ristoranti, eventi stagionali e un’offerta che richiama visitatori da tutta Europa.
Alcune attrazioni storiche sono scomparse – come Ufo, il disco spaziale rimosso nel 1993, o I Corsari, la celebre dark ride chiusa nel 2024 – ma altre sono entrate nell’immaginario collettivo, come le montagne russe Blue Tornado o il Colorado Boat, la discesa sui tronchi che continua ad attirare famiglie e coraggiosi.
Dalle giostre ai miti generazionali
Negli anni, Gardaland è diventato molto più di un parco divertimenti. È diventato un luogo della memoria collettiva. Generazioni di italiani hanno condiviso ricordi di paura (per la discesa improvvisa del Blue Tornado), meraviglia (per l’ambientazione dei Corsari), o semplicemente di felicità infantile tra zucchero filato e musiche in filodiffusione.
Il suo successo non risiede solo nella quantità di attrazioni, ma nella capacità di raccontare storie. È lo stesso principio che aveva ispirato Disneyland, e che Livio Furini aveva intuito già negli anni Settanta: creare un luogo dove realtà e fantasia si confondano.
Oltre 100 milioni di visitatori in 50 anni
Secondo i dati ufficiali, Gardaland ha accolto in cinquant’anni circa 100 milioni di visitatori e ha impiegato più di 50mila lavoratori. Dal 2006 fa parte del gruppo britannico Merlin Entertainments, tra i leader mondiali nella gestione di attrazioni turistiche, ma l’anima del parco è rimasta saldamente legata al territorio veneto e a una visione tutta italiana del divertimento.
Gardaland oggi: tra futuro e nostalgia
Nel 2025, mentre Gardaland celebra il 50° anniversario, il parco si trova sospeso tra passato e futuro. La sfida non è solo quella di continuare a innovare, ma anche di preservare lo spirito originario. In un mondo sempre più digitalizzato, dove l’intrattenimento è spesso virtuale, Gardaland continua a offrire qualcosa di molto reale: la possibilità di vivere un’avventura, anche solo per un giorno.
Chi ci è stato da bambino, oggi ci torna con i figli. E magari, passando accanto al TransGardaland Express, si emoziona nel vedere che quel vecchio trenino, testimone silenzioso di mezzo secolo di sogni, continua a fare il suo giro.
I.A.
