“Come ho fatto a vincere 25 titoli mondiali di sci nautico? È semplice: non guardo in faccia a nessuno”. Daniele Cassioli, 37 anni ad agosto, è cieco dalla nascita ma riesce a vedere (e sentire) con estrema nitidezza l’importanza di quella battuta pronunciata sul palco degli X-Masters, il festival di musica e sport organizzato da Radio105 sull’assolata spiaggia di Senigallia, nelle Marche. Per chi ne possiede, l’autoironia è uno strumento molto utile a disinnescare retropensieri posticci su cosa poter dire e cosa no a una persona con disabilità. Il condizionamento lessicale può infatti assumere le forme di un’anticamera della discriminazione: sei diverso e ho paura che tu possa offenderti. Ma Daniele Cassioli è un ragazzo come quelli accorsi ad ascoltarlo e con cui “ieri ho fatto serata, ci siamo divertiti da matti a ballare, a bere gin tonic e a cantare Corazon Espinado (il celebre pezzo di Carlos Santana in cui si cimenta con discreta intonazione). Sono anche queste le serate inclusive”, chiosa convinto.
In realtà qualcosa di ‘diverso’ Daniele ce l’ha: da molti è considerato il più grande atleta paralimpico di tutti i tempi nella sua disciplina. Ha messo per la prima volta gli sci ai piedi nel 1995, all’età di 9 anni: “Da allora l’immagine pubblica dello sportivo con disabilità è radicalmente cambiata, direi che si è addirittura ribaltata. Oggi fa quasi figo essere atleta paralimpico, c’è chi ci scrive dicendo di avere un’unghia incarnita nella speranza di fare l’atleta paralimpico. Quando ho iniziato, invece, la gente sul pontile tendeva a nascondersi”. Un assist a porta vuota per l’ennesima battuta: “E con me nascondersi è molto facile”. Giù le risate, sopra e sotto il palco. Mentre Daniele Cassioli parla, il maxi-schermo alle sue spalle proietta immagini delle sue imprese agonistiche e del suo impegno nel sociale con l’associazione che ha fondato nel 2019, la Real Eyes Sport, attraverso cui promuove lo sport tra i bambini non vedenti. “Grazie per avermi descritto questo video perché, ovviamente, io non l’ho mai visto”. Altro colpo di bacchetta sul piatto. Torna serio quando gli chiedono cosa prova indossando gli sci d’acqua: “La più grande emozione è la libertà, immagina girare per una città senza vedere, con il bastone bianco. Vivo vicino Milano, oggi tutti guidano un monopattino, se non ce l’hai non sei nessuno. Diciamo che lo parcheggiano un po’ a caso, per non parlare delle cacche dei cani…paradossalmente è più difficile fare 200 metri sui marciapiedi che saltare 15-20 metri con gli sci”.