“E’ stata un’esperienza bellissima che nessuno di noi dimenticherà mai”. Queste le parole cariche di emozione di Chantalle Strobe, 26 anni di Torrebelvicino che, insieme al marito Andrea Pornaro di 31 anni, ha condiviso il ricordo del suo secondo parto avvenuto il 5 gennaio scorso in casa. La nascita del suo secondogenito, Dante, di 3.230kg e 52cm di lunghezza, è stato un evento importante per Torrebelvicino, sia per il fatto che la nascita è avvenuta in casa, ma anche perché Dante è il secondo nato dell’anno a Torrebelvicino, non nato in ospedale.

Un parto velocissimo che ha preso alla sprovvista la mamma e tutta la famiglia: “Erano le 5.30 del 5 gennaio, ero di 38 settimane. Ho iniziato ad avere le prime contrazioni dolorose e per questo ho svegliato mio marito e la bambina di quasi due anni per andare in ospedale a fare un controllo. Abbiamo chiamato i nonni per far sì che tenessero la bimba, che nel frattempo aveva la febbre, e durante l’attesa abbiamo preparato alcune cose. Alle 7, mentre aspettavamo sul divano i nonni che erano quasi arrivati, il ‘signorino’ ha deciso di rompere il sacco e nello stesso momento ha deciso anche che voleva nascere”.

Attimi con l’emozione che travolge

Da quel momento la sensazione di spingere si è fatta sempre più insistente, giusto il tempo di vedere il liquido amniotico scendere fino ai piedi e dire al marito di chiamare il 118. Da lì in poi le contrazioni sono diventate sempre più forti e incalzanti; era ormai chiaro che il bambino stava per nascere, non c’era più tempo. Arrivati a casa, il nonno si è occupato della bambina che nel frattempo ha assistito a due forti urla della madre, mentre la compagna del nonno è stata con Chantalle sostenendola.

Il marito Andrea è stato bravissimo, si è occupato di assistere la moglie, di darle conforto, occupandosi anche del parto: “E’ stata una bellissima esperienza, nulla da dire, perché in casa hai la tua tranquillità ma anche più di un momento di panico dovuto alla frenesia degli eventi.

Appena ho capito che era il momento di partorire ho proprio sentito che la testa stava uscendo: non riuscivo a chiudere le gambe. Alle 7.15 Dante è nato e mio marito è stato davvero un ottimo ostetrico, non solo per il parto in sè ma anche perché il bambino aveva un giro di cordone ombelicale attorno al collo e lui ha avuto la prontezza, con l’ultima spinta, di sbrogliarlo e farlo nascere sano e salvo.

Ero anche in ansia perché positiva allo streptococco, avevo paura che potesse creargli dei problemi. In questi casi in ospedale somministrano un antibiotico in travaglio invece per fortuna l’ostetrica mi ha rassicurato che, data la velocità del parto, non ha neanche avuto il tempo di intaccare”.

Un lavoro di squadra che ha permesso a questa famiglia di avere il suo lieto fine, un bambino sano che è stato poi soccorso dai medici del 118 arrivati circa 20 minuti dopo la nascita: “Quando sono arrivati i dottori ci hanno detto che avevano appena avuto un’altra segnalazione di una signora con possibile parto in casa. Il medico dopo aver appurato la situazione, ha deciso di procedere col taglio del cordone ombelicale in casa e così mio marito, seguendo le indicazioni, lo ha eseguito. E’ per questo che agli atti Dante risulta essere nato a Torrebelvicino”. Una storia emozionante, ben diversa rispetto al primo parto di Chantalle, avvenuto in sala parto, a 39 settimane. Veloce sì perché nell’arco di una ventina di ore è nata la sua prima figlia Rachele Nicole, ma non fino a questo punto. “Avevo intenzione di farlo nascere a Valdagno, tra le comodità di una sala parto. Invece ha deciso che casa sua era il posto più idoneo”.

Una vicenda conclusasi positivamente grazie all’amore dei propri cari, al coraggio e attenzione del papà rimasto concentrato per il bene di mamma e figlio.

Il trauma della violenza ostetrica

La violenza ostetrica può presentarsi anche prima del parto, come la stessa Chantalle racconta: “Due sere prima, martedì sera, ero andata al pronto soccorso di Valdagno perché avevo dolori e volevo farmi visitare. Appena la porta si è aperta l’ostetrica, di cui ricorderò il nome per sempre, mi ha chiesto di quante settimane ero e dopo la mia risposta mi ha riso in faccia, ha alzato le braccia e ha sbattuto il foglio che aveva in mano sul tavolo dicendomi: ‘Ma è normale avere dolori a 38 settimane!’.

A quel punto ho risposto che se mi ero recata al pronto soccorso era perché avevo necessità di essere visitata. Non era il primo figlio, conoscevo bene ormai il mio corpo e infatti due giorni dopo ho partorito in casa. Fortunatamente però questo è stato un caso isolato. Ho sempre trovato ragazze bravissime ed empatiche, dote fondamentale per una mamma in attesa”.

 

Laura San Brunone

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