Soppressa la possibilità di avere una soglia entro la quale i commercianti potevano rifiutare la transazione da parte dei clienti. Si parlava di avere nel 2023 un tetto di 60€, poi di 40€ e adesso tornano le sanzioni agli esercenti per chi si oppone alla ‘strisciata’, per qualsiasi importo. E se da una parte Confcommercio chiede un tavolo di confronto sulla modernizzazione dei pagamenti, suggerendo di potenziare il credito d’imposta del 30% in riferimento al monte commissioni che gli esercenti pagano, dall’altro c’è l’insistenza dell’Europa ad uniformare le normative rispetto agli altri Stati dell’Unione.
Una situazione che rende sempre più preoccupati alcuni esercenti sulla questione, anche da un punto di vista etico ed educativo, come sostiene Giuliana Frigo, titolare del Bar Stazione di Thiene: “Non è una cosa molto simpatica questa, anche i biglietti del treno nel nostro caso si acquistano con il pos, siamo costretti a farlo ma non è una cosa che vorremmo accettare. Da noi il caffè si paga ancora 1.20€ ma non trovo corretto il fatto di pagarlo con carta. Generalmente chiediamo prima se hanno contanti, però tanti hanno il bancomat per non avere moneta in tasca, specialmente i ragazzini. E a parer mio questa è una cosa sbagliatissima, perché non si rendono conto di quanti soldi spendono. Non è un corretto insegnamento. Inoltre in questo modo facciamo lavorare le banche che trattengono i nostri soldi”. Un pensiero da mamma oltre che da imprenditrice, che mette in luce altri punti di vista da non sottovalutare.
Anche Luciano Volpato, titolare dello Scoozi Bar all’interno del centro commerciale Emisfero di Zanè, pensa che non sia corretto pagare un caffè con il pos, evidenziando però anche altre motivazioni oltre alle commissioni le quali, di fronte a questi punti, passano in secondo piano: “Penso che gli organi di informazione devino quello che è il nocciolo della questione, ossia parlano solo di ‘commissioni’. Le commissioni ci sono ma sono cose tutto sommato di poco conto, il noleggio e l’utilizzo del Pos costa, io ho delle condizioni vantaggiose rispetto ad altri colleghi che pagano quasi 15€ al mese. Il problema è che lo scontrino lo faccio comunque in ogni caso, quindi dedico lo stesso tempo; lo devo dedicare per il Pos del tempo aggiuntivo per fare l’operazione con maggiore attenzione perché si può sbagliare. Quindi oltre ai costi per avere e mantenere il Pos, si aggiunge il tempo per eseguire l’operazione e quando c’è tanta gente, anche 20-30-50 secondi diventano importanti. La registrazione essendo una vendita a credito quindi devo registrare il contante e la carta di credito, quindi doppia registrazione. Inoltre devo verificare che la banca abbia realmente fatto l’accredito sul conto corrente, conservare quindi le ricevute che posso buttare via solo quando ho accertato che la banca ha accreditato l’importo”. Un’idea che accomuna diversi esercenti. Non solo costi quindi, ma anche ‘tempo’ che Volpato mette sul tavolo come dispendio energetico ed economico lasciato andare. E per chi sostiene che con il contanti ci siano maggiori rischi di illegalità con banconote false, o resto sbagliato in difetto o eccesso, Luciano risponde: “Si, può essere anche questo ma nel mio caso sono 27 anni che faccio questo lavoro e non ho mai preso una banconota falsa anche perché ci sono degli apparecchi che ci consentono di verificarlo. Rispetto al contante, ci occorre più tempo, registrazione in più per la carta di credito e la verifica della banca.” Nel suo bar il caffè viene venduto a 1.30€ ma potrebbe essere venduto tranquillamente ad 1.50€ dal suo punto di vista, considerando il servizio e la qualità offerti, ma non solo: “Ci sono troppe variabili” afferma Volpato. “Fino a qualche anno fa sapevamo che i costi erano x e le tasse erano y, mentre dall’oggi al domani è cambiato tutto. La corrente elettrica da 580€ al mese a 2010€ al mese, con un costo triplicato e variabile, facciamo fatica a dare un prezzo corretto, contando in oltre la professionalità del barista, la qualità del caffè, e per me oggi influisce anche l’aumento ISTAT dei canoni d’affitto e in base al contratto si ha si cerca di determinare un prezzo ma non è mai quello più consono, troppe variabili che cambiano in modo repentino”.
Non tutti gli esercenti però la pensano come Frigo e Volpato, alcuni sostengono che il pagamento con il Pos sia un servizio offerto ai clienti ed in questo modo, raggiungere tutti i clienti che gli altri colleghi “scartano” proprio per la richiesta di pagamento con carta.
Il parere di Manuel Fontana, titolare del CAPRANERA.inc di Vicenza
“Parto dal concetto che fare pagare anche un singolo caffè al cliente è un servizio aggiunto e sicuramente apprezzato, visto i commenti dei miei clienti. Certo, è vero che ci sono delle commissioni, e a nessuno piace perdere parte del proprio guadagno ma, come nel mio caso che anche un singolo caffè nel mio bar lo faccio pagare con il pos, e anzi li spingo a pagare con carte, di quanto stiamo parlando della tanto discussa commissione su un caffè? Si parla di 1 centesimo, massimo 1,5 centesimi e nella mia caffetteria il costo del caffè al cliente è di 1.20 euro, servito con l’acqua di cortesia sia naturale che frizzante a richiesta del cliente, e non c’è alcuna intenzione di inserire aumenti al caffè nonostante la situazione. Quindi di cosa parliamo? Il problema dei gestori è dell’1 centesimo, e ripeto, 1 centesimo di commissione sul caffè o vogliamo parlare delle altre spese folli che noi gestori dobbiamo sostenere? Abbiamo un costo del lavoro che oscilla tra il 2.2 e il 2.3 e stiamo qui a parlare della commissione sul caffè, che poi crea una sorta di terrorismo ai clienti che ovviamente, non essendo del settore, fanno i giudici sui social condannando certi gestori a cose che nemmeno loro sanno di cosa stanno parlando. Sono “contento” di pagare le commissioni perché le commissioni sono clienti che sicuramente non sostano in locali dove vengono negati loro i pagamenti con il pos, e a prescindere da tutto per me in primis il mio cliente deve essere contento e sereno, non sentirsi in obbligo o dovere di pagare con impostazioni non proprie, a causa spesso e volentieri di poca informazione e ricerca dei gestori. Al CAPRANERA.inc il caffè si paga con il pos, noi vogliamo vendere emozioni e non discussioni”.
Il punto di vista di Nico, Bar del Corso a Thiene
“Per me non c’è problema. Per noi il pagamento con il pos è un servizio che si da al cliente e come tanti servizi nascosti che l’esercente dà, c’è anche questo. Tante volte ‘dir di no’ ad un cliente è peggio rispetto alla richiesta. E’ come chi chiede se si può entrare con il cane: se rispondo di no, ho perso un cliente che andrà comunque da un’altra parte. Per far sì che tutti siano soddisfatti qui ad esempio dividiamo in due zone, chi porta il cane sta da una parte e perché c’è a chi il cane giustamente può dar fastidio e così accontentiamo tutti. Il mondo va avanti e non possiamo fermarlo. Ma ci sono altri problemi più importanti. Di solito pagavo 1000€ di corrente al mese; per giugno, luglio e agosto mi è arrivata una bolletta di 3400€ al mese, quindi in tre mesi ho pagato 8 mila euro in più. Penso quindi che il pos sia l’ultimo dei nostri problemi. Da noi un caffè si paga 1.30€, ma questo prezzo secondo me non va bene. Penso che il prezzo corretto per il servizio che offriamo dovrebbe essere 1.50€ per un servizio che offri, seduto al tavolo, caffè di qualità. Ma anche per avere un giusto ricarico. Se si prende un caffè all’estero si paga anche 2€. Quanto costa un giornale? Anche il sacchetto della spesa, prima era gratuito, ora si paga 10 centesimi, eppure per questo nessuno dice nulla. Il caffè per l’italiano è sempre stato importante, una coccola, un ‘momento da vivere’, quindi dovrebbe avere il giusto prezzo anche per questo motivo”.
Laura San Brunone