Carne di progenie di animali clonati è già entrata nella catena alimentare senza l’obbligo dell’etichettatura, l’UE ne importa dalle 300 alle 500 mila tonnellate, il tutto all’insaputa dei cittadini italiani. Il Partito Animalista Europeo ha prima diffidato poi denunciato il Ministro della Salute per non avere dato la corretta informazione, a tutt’oggi nessuna risposta ci è pervenuta.

“E’ profondamente ingiusto nascondere la verità soprattutto su un tema principale come la salute, ai cittadini è stato tolto l’inalienabile diritto alla corretta e libera informazione, senza omissioni o censure, al fine di poter decidere tramite una corretta etichettatura se acquistare o meno carne proveniente da animali duplicati. Come sempre gli interessi delle lobby prevalgono sul diritto del popolo di sapere” – dichiara il presidente del PAE, Stefano Fuccelli – ” d’altronde il plebiscitario parere negativo espresso dal Parlamento UE conferma l’oggettività dei rischi per i consumatori “. La conferma dei rischi derivanti dal consumo di carne clonata è rafforzata dalla risoluzione del Parlamento europeo che chiede di vietare, a scopi alimentari, la clonazione di animali e il loro allevamento, nonché la vendita e l’importazione di prodotti da essi derivati; sostiene , infatti, che l’impatto della clonazione non è ancora stato adeguatamente studiato. Di contro la Commissione Europea, incalzata dalle lobby alimentari americane (l’Italia importa carne perlopiù dal Brasile , Argentina ed USA), non ha vietato la vendita né attuato la regolamentazione dei prodotti derivanti da animali clonati, malgrado la loro mortalità sia eccezionalmente più alta rispetto agli animali allevati tradizionalmente o con altre tecniche diverse dalla clonazione. “Tutti gli animali clonati nascono con difetti genetici”, è quanto affermato da Ian Wilmut, il professore scozzese che ha creato la pecora Dolly e noto come uno dei principali pionieri degli esperimenti sulla clonazione, che continua “La clonazione è un procedimento ancora imperfetto. Dobbiamo procedere in modo cauto” Un esempio citato dallo scienziato è un agnello ucciso all’età di 12 giorni proprio al Roslin Institute perché i muscoli dei polmoni erano così rigidi da rendergli impossibile il respiro. Emblematico il commento del Dott. Joyce D’Silva, direttore di Compassion in World Farming: “La realtà della clonazione è ben diversa dalle immagini che si vedono in televisione di qualche bella pecora appena nata. Penso alle centinaia di agnelli clonati nati con terribili malformazioni al cuore, ai polmoni e ai reni. Agnelli che sopravvivono solo pochi giorni e che poi vengono uccisi tra mille sofferenze.

Lo rende noto l’ Ufficio Stampa del Partito Animalista Europeo.
com/mca 030828 APR 12

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