Chi di spada ferisce, di spada ferisce. Prima Noi chiede di indire un referendum per ‘aiutare’ l’amministrazione comunale a chiudere definitivamente e in modo legale il centro sociale Arcadia, che al momento ha sede in uno stabile comunale concesso a canone agevolato, che starebbe svolgendo attività politica mascherandosi da associazione che si occupa di sociale.

Un’operazione che il comune attualmente non se la sente di fare, anche perché, come ha spiegato Alex Cioni (portavoce del comitato), “il sindaco Valter Orsi ha detto che secondo le norme vigenti non ci sono i presupposti per revocare ad Arcadia il contratto di locazione, pur ammettendo  che la soglia di demarcazione sulle attività svolte sia sottile”.

A far scattare in Prima Noi la voglia di mettere ‘a tacere’ i ragazzi di Arcadia, le ripetute azioni di contrapposizione che hanno creato ai membri del comitato alcune difficoltà nel portare avanti le loro istanze. Manifestazioni e contro manifestazioni si sapore più politico che sociale, con tanto di passeggiate antifasciste e impicci ai gazebo durante le elezioni, che hanno fatto pensare a Cioni e i suoi di non avere contro un’associazione che si occupa di sociale ( e che come tale avrebbe diritto al canone di locazione agevolato nel capannone di proprietà comunale in zona industriale) ma ad un gruppo che si esprime politicamente.Alex Cioni1

Da qui la necessità di coinvolgere l’amministrazione comunale sottoponendola a confrontarsi con l’esito di un eventuale referendum popolare.

“I termini per accedere alla concessione di spazi pubblici riguardano solo le associazioni che si occupano di sociale, di sport o di cultura, non di certo chi fa attività politica”, spiegano da Prima Noi. E per quanto riguarda Arcadia “è palese che queste associazioni rappresentano uno specchietto per le allodole viste le attività sostenute all’interno e all’esterno del centro sociale. Sono agli atti numerosi comunicati stampa e iniziative politiche di piazza promosse sotto la denominazione centro sociale Arcadia e molte altre a cui il centro sociale ha aderito fuori Schio in rete con altri centri sociali appartenenti alla sinistra radicale.  Alcune iniziative riguardano l’occupazione dei Chiostri di San Francesco avvenuta il mese di gennaio di un anno fa, la promozione di iniziative contro il prolungamento dell’autostrada A31, le passeggiate antifasciste, il corteo di domenica 29 aprile, iniziative favorevoli all’accoglienza dei migranti e molto altro ancora. Se questa non è politica, cosa lo può essere? Oltretutto, in quella stessa sede trova ospitalità il sindacato Adl Cobas e il regolamento comunale lo vieterebbe. Comprendiamo la prudenza del sindaco perché una revoca unilaterale del contratto deve avvalersi di prove oggettive documentali – ha conclusoAlex Cioni – prove che già esistono. Un’opzione è di proporre un referendum comunale da sottoporre agli scledensi. Prima di procedere vogliamo però aprire un confronto con la città tutta e con i loro interpreti politici, perché se questa iniziativa deve partire, con tutti gli ostacoli burocratici del caso, dovrà essere sostenuta trasversalmente da un comitato apposito allo scopo di aiutare l’amministrazione a fare quanto è nei suoi compiti: vale a dire far rispettare la legge, ovvero, il regolamento comunale che a nostro parere è stato abbondantemente violato”.

A.B.

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