“La comune lingua veneta parlata dagli esuli e l’antico legame storico e culturale tra le terre dell’Adriatico ci ricordano che il dramma delle Foibe e dell’Esodo giuliano sono una ferita che appartiene alla nostra storia. Anche a nome dei Veneti riconfermo la mia vicinanza alle vittime di questo dramma, per troppo tempo ignorato dai libri e dalla politica, insieme all’impegno perché non venga dimenticato. Come già ho ricordato lo scorso 27 gennaio commemorando le vittime della Shoah, solo tenendo viva la memoria delle tragedie del passato possiamo creare quella consapevolezza indispensabile affinché non si ripetano”. Queste le parole del presidente del Veneto, Luca Zaia, in occasione del Giorno del Ricordo, che si celebra domani, rivolgendo il pensiero alle vittime degli eccidi delle Foibe e dell’Esodo giuliano e dalmata. “L’Università di Padova, uno dei simboli che fanno grande il Veneto in tutto il mondo, quest’anno compie 800 anni- sottolinea il presidente- tra le tante targhe che nel cortile del Bo ripercorrono la lunga storia dell’Ateneo, una è dedicata a Norma Cossetto, ragazza istriana seviziata e trucidata in una foiba, vittima dell’odio etnico e della sopraffazione sulla sua condizione di donna non comune per quei tempi: studentessa ormai prossima alla laurea che nella tesi esprimeva, oltre che il risultato del suo impegno, l’attaccamento e l’amore per la sua terra”. Laurea che le è stata riconosciuta soltanto ‘honoris causa’, dopo la guerra in memoria del suo sacrifico, su proposta del grande latinista e già rettore Concetto Marchesi. “Davanti a quella lapide, che ricorda anche i tanti che hanno condiviso la stessa sorte di Norma, non si può non pensare quanto feroce possa essere l’uomo e comprendere il valore del ricordo”.

Quello di domani, dunque, è un giorno del calendario che “ci dà ancora occasione per ripetere che non ci sarà mai giustificazione per l’odio, la discriminazione etnica, la presunzione di avere il diritto di sopraffare gli altri, la follia ideologica- dice ancora Zaia-. Così come è l’occasione per riaffermare che di fronte a tutti i crimini confermati dalla verità storica non possono trovare spazio forme di revisionismo, negazionismo o giustificazionismo che hanno come unico risultato quello di offendere le vittime e colpire i sentimenti dei superstiti e dei discendenti. Per questo, in questo giorno, rivolgo il mio pensiero a tutti coloro che hanno trovato la morte nelle Foibe e a quanti, perché inseguiti dalla violenza o in una scelta di libertà, hanno abbandonato la loro casa, la loro terra e ogni avere per affrontare la via dell’Esilio”.

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