208 anni fa (oggi) Schio mette all’angolo Napoleone e proclama il suo autogoverno.

Pochi veneti sanno che oggi ricorre l’anniversario della lotta di Schio contro la tirannia napoleonica, che opprimeva il popolo veneto.

In quel periodo, soprattutto nel 1808 e 1809, ci furono in tutta l’Europa innumerevoli sollevazioni popolari contro i francesi. Ce ne furono molte anche nella terra veneta e, tra queste, l’insorgenza scledense merita una particolare attenzione in quanto il comune di Schio arrivò addirittura ad autogovernarsi. A Schio fu fondato il ‘Governo Veneto’, un governo provvisorio nel nome di San Marco e si ripristinò come moneta il Marcolino.

Il ‘Grande Napoleone’, che nei testi scolastici viene descritto come un eroe, è da molti definito uno dei più grandi criminali che abbiano messo piede in terra veneta.

Chateaubriand, ad esempio, scrisse di Napoleone: “Mai nessun uomo sfruttò e disprezzò i popoli quanto Napoleone”. C’è anche chi, come Davide Lovat (professore e scrittore), paragona Napoleone nientemeno che a Tito e Adriano, imperatori romani che saccheggiarono e distrussero i luoghi sacri di Gerusalemme e vi commisero stragi. Nel totale silenzio dei testi scolastici, quegli stessi saccheggi e distruzioni, le fece Napoleone in Veneto, dove impose anche la coscrizione obbligatoria, mandando migliaia di giovani veneti a morire in Europa. Il condottiero francese, inoltre, oberò i veneti di tasse insostenibili, fra cui il dazio macina, cioè una tassa sul macinato, e addirittura la tassa sul sale. “Dalla fine del settecento (Serenissima) le tasse aumentarono del 780%”, ha scritto Giuseppe Gullino, storico e docente universitario.

E fu proprio la tassazione esagerata a causare le numerose insorgenze in Veneto. A Schio scesero in piazza moltissime persone, uomini e donne appartenenti a tutte le classi sociali, sventolando orgogliosamente la bandiera del Leone di San Marco e il 10 luglio i ribelli di Schio fondarono un autogoverno. “A Schio si è fondato la sede del loro governo, il maggior numero vuole San Marco”, annotò nel suo diario la contessa vicentina Ottavia Negri Velo, cronista di ciò che avvenne quei giorni a Schio.

La sollevazione popolare scledense coinvolse anche i comuni limitrofi, fra cui Thiene, i cui abitanti manifestarono, come gli scledensi, il loro disprezzo nei confronti dell’oppressore francese. Alcuni di essi finirono in prigione e un paio vennero fucilati.

L’odio nei confronti del condottiero francese in Veneto, era dovuto al fatto che Napoleone Bonaparte imponeva lo statalismo centralista in una terra che lottava per mantenere la sua autonomia e imponeva il laicismo ai veneti, che difendevano la loro religiosità.

‘Briganti’ è il termine con il quale la storiografia ‘ufficiale’ chiama gli insorti antinapoleonici veneti ed è lo stesso termine usato per descrivere le decine di migliaia di cittadini meridionali che insorsero contro i Savoia dal 1860 in poi.

Ma è giusto chiamare ‘brigante’ chi lotta strenuamente per difendere la propria terra da un invasore? Non sarebbe più appropriato avere rispetto per le generazioni passate che, con le loro azioni, hanno tentato di affrontare quello che ritenevano essere ingiusto per la loro terra?

In ricordo della ribellione di Schio,  esiste oggi, a Belvedere di Tezze sul Brenta si trova la ‘Piazza 10 luglio 1809 Insorgenza Veneta’.

Federico Bonato

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