di Valentina Ruzza
Reggio Emilia, 21 giugno 2025 – Impossibile, questa volta, definirlo semplicemente “concerto”. La notte di Certe Notti di Ligabue alla RCF Arena – per tutti: Campovolo – non è stato un semplice show. È stata una celebrazione, un rito collettivo, un viaggio emotivo durato due giorni, vissuto da oltre 100.000 persone, arrivate da ogni angolo d’Italia per omaggiare i 30 anni di “Certe Notti” e dell’album Buon Compleanno Elvis (1995). Ed è valsa la pena sopportare anche una giornata afosa e caldissima – in autostrada si sono toccati i 43 gradi – perché la musica, qui, è stata solo il filo conduttore di una serie di eventi, sorprese ed emozioni che hanno celebrato anche i 35 anni di carriera dell’artista.
Per chi conosce il percorso di Liga, Campovolo non è solo un luogo: è un’istituzione. Il primo concerto del 2005 stabilì un record europeo con 165.264 biglietti venduti. Da allora, ogni ritorno in questo spazio ha significato molto più che suonare: ha significato ritrovarsi. “Quel Campovolo è qualcosa che ci è sfuggito quasi dalle mani all’inizio”, ha ricordato Ligabue a inizio serata. “Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe venuta così tanta gente. Ricordo cosa è successo con Urlando contro il cielo in chiusura di quel concerto, i fotogrammi della gente che urlava. Via via che si sono fatti gli altri Campovolo, ogni volta c’era la sensazione che la festa non si esaurisse con il concerto. Da qui è partita l’idea di questi due giorni di festa”.
E così, con un salto temporale di vent’anni, eccoci qui: oltre 100.000 persone hanno cantato, ballato, vissuto. Il pubblico ha aperto la serata con Certe Notti in modalità karaoke, guidato da un brillante Little Taver in completo dorato. Poi, tra urla e lacrime, sale sul palco Luciano Ligabue, accompagnato dalla prima delle quattro band che si alterneranno nel live: Fede Poggipollini, Max Cottafavi, Luciano Luisi, Davide Pezzin e alla batteria Lenny Ligabue, il figlio, ormai presenza fissa accanto al padre. Si parte con I ragazzi sono in giro, poi Questa è la mia vita, I duri hanno due cuori, e il ricordo di Claudio Maioli, che vent’anni prima gli aveva detto: “Questo è il posto giusto”. Seguono brani come La metà della mela, con immagini di coppie di ogni tipo, e Lambrusco e popcorn, con l’assolo di Luisi. La festa si scalda, anche con la comparsa di una slot machine gigante portata da Little Taver, preludio alla seconda parte. Scorrono immagini storiche di Campovolo 2005.
Il pubblico esplode con Il giorno dei giorni, Cosa vuoi che sia, Le donne lo sanno, quest’ultima accompagnata da un emozionante omaggio alle figure femminili che hanno lasciato un segno: Liliana Segre, Alda Merini, Rita Levi Montalcini, Raffaella Carrà, Margherita Hack, Letizia Battaglia e molte altre. Uno dei momenti più toccanti arriva con Lettera a G.: Luciano seduto su una panchina, voce rotta, parole proiettate su uno sfondo deserto. Poi di nuovo si torna a brindare con Happy Hour, in cui su una navicella spaziale – generata da intelligenza artificiale – politici e potenti brindano tra le stelle. La seconda parte si chiude con L’amore conta, ancora karaoke. Sul palco sale una nuova formazione, ed è magia pura con Piccola stella senza cielo, mentre una ballerina acrobatica – Paola Caruso – danza sospesa a un nastro rosso tra le strutture del palco. Si riparte a tutta energia con Balliamo sul mondo, poi arriva Little Taver con una torta gigante, una candela accesa e la scritta Buon Compleanno Elvis a far vibrare lo schermo centrale. È il momento di un’altra emozione: La Banda si ricompone. Mel Previte, Antonio Righetti, Robby Pellati salgono con Luciano sul palco. Un palco mobile rosso fuoco, a forma di Cadillac, fa il giro dell’arena: la musica viaggia tra le persone, il rock scorre tra le mani. Poi tutto tace. Solo la voce registrata di Roberto Benigni, tratta da Propaganda Live, rompe il silenzio. “Basta col massacro a Gaza, in Ucraina, in Sudan e basta ai 56 massacri in corso nel mondo.”
Sullo schermo, scritte e invocazioni di pace. Il Liga – e il suo popolo – ripudiano la guerra. “Ci vogliono dire che in fondo d’estate ha sempre fatto caldo, che in autunno ha sempre piovuto, che occuparsi della crisi climatica sia un lusso… E invece no. Solo l’anno scorso, solo in Italia, 350 casi tra allagamenti, frane, mareggiate. Cosa vuoi che sia tutta quella gente che ha perso tutto, e poi viene lasciata sola.”
La scaletta è un viaggio di quasi trenta brani, con grandi classici come Urlando contro il cielo, Piccola stella senza cielo, Tra palco e realtà, Questa è la mia vita, ma anche rarità amate come Bambolina e Barracuda, I duri hanno due cuori, la struggente Lettera a G. E se Campovolo significa festa tra amici vecchi e nuovi, stasera ha significato anche famiglia: accanto a Luciano, su quel palco, suo figlio Lenny, che ha suonato ogni battito come fosse un abbraccio. La festa finisce tra fuochi, fiammate e Certe Notti, tornata a chiudere il cerchio. Ma non finisce davvero. Le Certe Notti di Ligabue – quelle “che non vuoi smettere, smettere mai” – non finiscono stasera. Il 6 settembre 2025 sarà alla Reggia di Caserta, e tra un anno esatto, il 20 giugno 2026, porterà La notte di Certe Notti a San Siro, dove tutto è iniziato nel 1997. Nel mezzo, dal 1° maggio 2026, partirà anche un tour europeo: da Barcellona a Zurigo, passando per Berlino, Parigi e Londra. Le notti di Luciano Ligabue, oggi più che mai, non sono solo concerti. Sono storie da vivere, da ricordare, da portarsi addosso.
Per sempre.
