(Quotidiano Sanità)- Una requisitoria lucida e severa quella pronunciata dal Procuratore generale presso la Corte dei Conti, Pio Silvestri, incentrata sullo stato di salute – drammaticamente critico – del nostro sistema sanitario pubblico. Silvestri nel suo intervento al Giudizio di Parificazione del Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2024, ha denunciato, con parole nette, l’insostenibilità del modello attuale se non si rimettono al centro il diritto alla salute e il ruolo del personale sanitario. Una requisitoria che suona come un allarme istituzionale per chi ha responsabilità politiche e gestionali.
Fin dall’inizio, Silvestri ha ribadito un concetto fondamentale: “La tutela del fondamentale diritto alla salute rimane, a mio modo di vedere, centrale per definire il parametro di civiltà di un paese”. E ha richiamato la giurisprudenza costituzionale per ricordare che, una volta stabilite le garanzie minime, “non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali”, perché “è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione”.
Un ribaltamento di prospettiva che la Corte costituzionale ha recentemente confermato nella sentenza n. 195/2024, laddove ha sancito che le spese per diritti sociali, salute e famiglia devono godere di una “preferenza qualitativa”, in quanto “spese costituzionalmente necessarie”.
Crisi della medicina territoriale: il filtro che non funziona più
Uno dei problemi più gravi, secondo Silvestri, riguarda l’inefficienza della rete territoriale, che non è più in grado di fungere da filtro rispetto al pronto soccorso. “L’emergenza pandemica ha messo in luce tutte le criticità dell’assetto previgente”, ha detto, denunciando che “medici di base e guardia medica non sono più in grado di porsi come efficace filtro in luogo del generalizzato accesso al pronto soccorso”. Un nodo che, unito alla “crisi vocazionale degli aspiranti medici e infermieri”, rende drammatica la situazione nei reparti di medicina d’urgenza.
Liste d’attesa: il simbolo di una sanità che non regge
Altro tema critico, quello delle liste d’attesa. Silvestri ha parlato senza mezzi termini di un “fenomeno vergognoso, per un Paese civile”, che mina l’universalità e l’equità del sistema sanitario. Ha accolto positivamente l’accordo raggiunto in sede di Conferenza Stato-Regioni, auspicando che sia “finalmente” risolutivo: “si deve positivamente salutare l’accordo, che sembra finalmente raggiunto […] finalizzato al superamento, si auspica definitivo, del problema”.
Professionisti svalutati e strutture da rilanciare
Silvestri ha denunciato la marginalizzazione dei professionisti della salute all’interno del sistema pubblico. “Il capitale umano oggi è sacrificato sull’altare dei deficit di budget”, ha affermato. Per questo ha indicato come “fondamentale e prioritario” ridare attrattività alla professione medica, sottolineando la necessità di rimettere «al centro del “villaggio salute” il professionista sanitario (il medico e l’infermiere)”, garantendogli adeguato riconoscimento economico e potere decisionale.
Non è mancato un richiamo alla necessità di investire anche sull’infrastruttura: “Nel piano non viene trascurata l’edilizia sanitaria, in cui dovrà essere dato un nuovo slancio agli investimenti per il miglioramento del patrimonio sanitario pubblico”.
La sanità di prossimità e il nodo delle disuguaglianze territoriali
Un altro punto cruciale della requisitoria è stato il tema della sanità di prossimità, che secondo Silvestri rappresenta «una realtà istituzionale più vicina al cittadino» e deve essere “riorganizzata e rafforzata”. Ha quindi sostenuto il ruolo delle Farmacie dei servizi, delle Case della comunità e degli Ospedali di comunità, da realizzare con i fondi del PNRR, e ha invitato a promuovere modelli assistenziali “capillarmente diffusi sul territorio” in grado di offrire “pronta assistenza diagnostica, infermieristica e preventiva con misurato impiego di risorse”.
Il ruolo del digitale nella sanità pubblica
Infine, il Procuratore ha indicato nella digitalizzazione un passaggio essenziale per modernizzare l’assistenza: “Funzionale al medesimo obiettivo risulta la previsione del rafforzamento delle interazioni medico-paziente a distanza, investendo in soluzioni di telemedicina”.
Il nodo risorse
“La spesa pubblica sanitaria in Italia – ha detto il Procuratore -, fatta eccezione per l’impennata nel corso della pandemia, è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi dieci anni, mantenendosi ben al di sotto sia della media OCSE, del 6,9 per cento, sia della media EU del 6,8 per cento. Tale dato non può essere considerato con favore, partendo dal presupposto che la spesa deve essere intesa come un investimento, volto a migliorare le condizioni sociali e, di riflesso, economiche del Paese, riducendo i costi del sistema e sviluppando ampi settori dell’economia nazionale, come quello farmaceutico. Con riguardo alla dotazione finanziaria, si pongono due questioni. Da un lato, quella della disponibilità delle risorse: nel 2024 se ne registra una seppur lieve diminuzione rispetto all’anno precedente, in linea con una tendenza che prosegue anche nelle proiezioni per il 2025. Dall’altro, quella del corretto impiego delle risorse stanziate, in chiave di efficienza, tra i vari livelli di governo”.
“In definitiva – ha concluso -, alla luce dei mutamenti sociali e tecnologici degli ultimi anni, occorre stabilire se sia opportuno ripensare l’attuale modello del SSN, imperniato su una logica universalistica, o se invece sia sufficiente introdurre alcuni necessari correttivi a un assetto organizzativo che realizzi pienamente le istanze solidaristiche che ci sono state consegnate dalla Costituzione. Oltre alle azioni di miglioramento del servizio, occorre anche intervenire nel senso di contenere le inefficienze e gli sprechi derivanti dalle disfunzioni organizzative e gestionali, al fine di garantire un elevato livello di protezione della salute”.
Fonte Quotidiano Sanità
