L’idea iniziale era quella di documentare un po’ la storia del Famedio in modo semplice e stringato, invece l’autore Giovanni Baggio si è trovato di fronte a una tale mole di informazioni che raccoglierle in un volume, oltre che un atto d’amore verso la comunità arsierese, è stata quasi una logica conseguenza.

Nasce così “La Casa dei Famosi 1928 -1948, Storia e uomini del Famedio di Arsiero”, un volume iniziato più di due anni fa da una richiesta del Sindaco di allora Tiziana Occhino e pronto oggi col patrocinio dell’attuale Amministrazione guidata da Cristina Meneghini: un passaggio di testimone tra le due prime cittadine anche per quanto riguarda i lavori di restauro e conservazione, ultimati da pochi mesi.

La storia del monumento è assai interessante:  fortemente voluto dal primo Podestà Giovanni Dolfin,  fu poi completato dai suoi successori. A monumento ultimato c’era però una lapide soltanto, in posizione centrale dedicata a Innocente Stella, l’eroe per antonomasia di Arsiero: nientemeno che uno dei Mille che accompagnarono Garibaldi nella spedizione di Marsala.

Le altre lapidi vennero invece collocate in anni successivi ed è significativo che le ultime tre siano state inaugurate da un Sindaco democraticamente eletto dai cittadini dopo le nefandezze del conflitto bellico: si trattava di Giulio Sberze che portò a compimento l’opera nel 1948 con l’ultima lapide dedicata proprio ai caduti nella Seconda Guerra Mondiale.
La storia dei nomi presenti nelle altre lapidi ha rivelato più di una sorpresa, soprattutto quella dedicata ai caduti nel periodo della Resistenza dal 1943 al 1945: risulta sorprendente notare come si sia trattato di nove vissuti diversi uno dall’altro, nove persone unite solo dal tragico destino di  vittime della cieca violenza nazifascista benchè i loro percorsi non si siano mai intrecciati.

Nel volume trova spazio anche la figura del progettista  Adelchi Zuccato, famoso ingegnere fino agli anni Cinquanta del secolo scorso per le numerose opere realizzate a Thiene e in molti Comuni dell’Alto Vicentino così come quella di chi questo monumento lo costruì con le proprie mani, il “capomastro” veronese Emilio Rossin.

“Stranamente il Famedio, pur essendo stato realizzato in posizione assolutamente centrale nel paese e oggetto di ben due interventi di restauro negli ultimi vent’anni, è stato quasi dimenticato dagli arsieresi” – afferma l’autore Giovanni Baggio – “trascurato nelle celebrazioni ufficiali al punto che anche molte persone di una certa età, se interrogate, non sanno proprio dare una risposta sulla sua storia e su quanto descritto nelle sue lapidi. Va detto , a riprova di ciò, che nella sua storia non vi è traccia di una qualsiasi cerimonia di inaugurazione”.

Una dimenticanza sanata oggi con questa importante testimonianza bibliografica: dal 16 dicembre il libro sarà disponibile nelle edicole e in alcune librerie della zona.

Un regalo per le imminenti feste, ma soprattutto un dono alla memoria del passato dove affondano salde le radici del nostro presente.

 

Marco Zorzi

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